Birmania, la devastazione del cicolone Nargis

E’ di oltre 27 mila morti e 30 mila dispersi il bilancio del ciclone Nargis che nei giorni scorsi ha devastato la Birmania, Myanmar. Si tratta di un bilancio ancora provvisorio, perché le autorità stanno ancora valutando i danni nei villaggi remoti dell’area del delta del fiume Irrawaddy, particolarmente colpita dal ciclone Nargis, includendo Rangoon, la più grande città del Paese del sud-est asiatico. Il bilancio potrebbe aggravarsi anche perché ci sono almeno 30.000 dispersi, secondo quanto ha detto il ministro degli esteri thailandese Noppadol Pattama, riferendo quanto comunicatogli dall’ambasciatore birmano a Bangkok. La giunta ha revocato oggi lo stato di calamità naturale in tre Stati colpiti dal ciclone, mantenendolo invece in sette insediamenti urbani nella regione di Irrawaddy a sud ovest di Rangoon (la ex capitale ribattezzata Yangon dai militari) e 40 insediamenti urbani della regione di Rangoon. Preoccupa inoltre l’imminenza della stagione delle piogge.

Secondo fonti umanitarie, la catastrofe potrebbe rivelarsi un cataclisma più grave dello tsunami che il 26 dicembre 2004 provocò 230.000 morti e oltre 40.000 dispersi in vari Paesi dell’Asia meridionale affacciati all’Oceano Indiano. Nella sola città sud occidentale di Bogalay ci sono stati 10.000 morti e il 95% delle abitazioni sono state distrutte.

La giunta militare, responsabile di una sanguinosa repressione di manifestazioni per la democrazia l’anno scorso, e che mantiene il Paese – uno dei più poveri del mondo – in uno stato di rigido isolamento, ha acconsentito a ricevere aiuti stranieri. Le squadre di soccorso dovranno però negoziare con il governo birmano per accordarsi sul loro ingresso nel Paese, ha detto oggi il ministro della protezione sociale Maung Maung Swe in una conferenza stampa. ∞

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