Il fatto.
Torino, giorno 6 dicembre 200, ore 1.30, Acciaierie Thyssenkrupp: un incendio scoppia nella linea 5 di trattamento termico dei prodotti di laminazione. L’olio bollente usato per temperare i laminati, traboca e gli operai che cercavano di spegnere le fiamme, vengono investiti dall’incendio.
Le vittime.
Antonio Schiavone, 36 anni, che abitava a Envie (Cuneo) con moglie e i tre figli di 4 e 6 anni, e di un maschietto nato appena due mesi fa. Era il più vicino alla linea 5 dove si è sviluppato l’incendio.
Roberto Scola, 33 anni, che era stato ricoverato all’ospedale Molinette, aveva ustioni di terzo grado sul 95% del corpo. Viveva a Torino, era sposato aveva due figli molto piccoli (uno di 17 mesi e l’altro di quasi tre anni). Quando è arrivato al pronto soccorso del Cto era cosciente e terrorizzato all’idea di non rivedere più i suoi bimbi.
Angelo Laurino, 43 anni, è stato stroncato da un’insufficienza multiorgano, a causa delle ustioni di terzo grado sul 95% del corpo. Anche lui abitante a Torino, aveva due figli, Fabrizio di 12 anni e Noemi di 14.
Bruno Santino, aveva 26 anni, ed era stato trasferito dall’ospedale Maria Vittoria al centro grandi ustionati del Cto. A pregare tutto il giorno perché si salvasse il fratello Luigi, pure lui operaio alla Thyssenkrupp (ma non era di turno mercoledì notte).
I feriti.
In ospedale restano tre operai in condizioni gravissime, hanno ustioni tra il 60 e il 90% del corpo.
Giuseppe De Masi (26 anni) sta ancora all’ospedale al Maria Vittoria di Torino, giudicato intrasportabile e lotta tra la vita e la morte. Vive a Torino con i genitori ed ha una madre infermiera.
Rosario Rodino (26 anni) trasferito al Centro grandi ustionati di Genova, dove viene tenuto in coma farmacologico.
Rocco Marzo (54 anni) sposato a padre di due figli. A fine mese sarebbe dovuto andare in pensione.
La fabbrica.
Le acciaierie della ThyssenKrupp di Torino chiuderanno nei prossimi mesi perché il gruppo ha deciso di concentrare la produzione nello stabilimento di Terni. Cinque anni fa aveva preso fuoco un treno di laminazione che aveva prodotto un incendio domato soltanto dopo tre giorni. Per tutti a Torino, la ThyssenKrupp era diventata la fabbrica “dei ragazzi”, il 95 per cento dei 180 dipendenti rimasti ha meno di trent’anni.
Le condizioni di lavoro.
Secondo le testimonianze degli operai, gli estintori erano semivuoti ma sigillati e quando si è tentato di usare gli idranti l’acqua non c’era. Altro aspetto da chiarire è l’operato della squadra antincendio e la sua formazione. Pare infatti che gli operai avessero la prassi di sbrigarsela da soli quando capitavano piccoli inconvenienti. Non è chiaro se la notte dell’incidente la squadra antincendio fosse presente al completo nello stabilimento o se ci fosse un solo componente che, come emergerebbe dalle prime indiscrezioni, era in un altro reparto. I turni di lavoro sono pesantissimi e quasi mai viene rispettata la tabella oraria.
L’indagine.
Il pm Raffaele Guariniello ha aperto due procedimenti penali paralleli come prevede la legge: “Uno riguarda le persone fisiche responsabili dei fatti, l’altro l’impresa”.
I sindacati.
Nei prossimi giorni Cgil, Cisl e Uil promuoveranno “importanti iniziative per la sicurezza, affinché questa strage finalmente si arresti”. Lo affermano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti
Commento.
1. Non si può permettere che in Italia si continui a morire sul lavoro, perché le norme di sicurezza non vengono sistematicamente rispettate.
2. Nel caso di Torino siamo di fronte da una strage, avvenuta in un ambiente di lavoro dove le condizioni sono pessime e ancora peggio lo sono le misure di sicurezza. I responsabili della ThyssenKrupp devono pagare con risarcimenti alle famiglie e anni di carcere perché sono responsabili di omicidi. Ma questo non succederà perché siamo in Italia, dove in galera ci vanno gli sfigati. Da noi scontano molti più anni di carcere quelli che, con il temperino, rapinano per qualche centinaio di la cassa di un supermercato, rispetto ai criminali di professione che truffano migliaia di persone o fanno i milioni gestendo aziende con il lavoro nero e senza sicurezza.
3. Spero che il pm Guariniello porti a casa, almeno questa volta, la sentenza di condanna. Qui non stiamo parlando di calciatori viziati o sportivi drogati, ma di padri di 20-30 anni che non ameranno più le loro mogli e non vedranno crescere i loro figli. Di famiglie che vivranno in futuro in condizioni difficili.
4. Ai sindacati dico che dovrebbero smetterla con il loro mestiere da burocrati di professione e di incazzarsi veramente per questi problemi: come si può morire a 30 anni per una fabbrica di m… destinata a chiudere tra qualche tempo, dove la sicurezza è una pratica sconosciuta. E’ per queste ragioni che si devono di portare in piazza le persone e, se non si ottengono le risposte, rovesciare le città: ma in Italia questo succede solo per un tifoso (?) ammazzato. Ma avete letto, sindacalisti di professione, la vostra nota? “Promuoveremo importanti iniziative per la sicurezza, affinché questa strage finalmente si arresti”. Ma andate a lavorare e in ferriera, al posto di quei poveri ragazzi. ∞