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Cara, carissima Sanità Italiana (e Trentina)

Cara, carissima sanità. E’ un periodo che mi incazzo facilmente. Lo ammetto. Ma oggi abbiamo superato il limite.

Nel mio bel Trentino, dove tutto funziona, faccio una visita medica al dannato ginocchio sinistro che da 30 anni mi provoca più sofferenze che soddisfazioni (peggio del centrosinistra…). Vado dal medico di base e mi faccio prescrivere una risonanza magnetica, dopo un po’ di lista d’attesa vado in ospedale e faccio le radiografie. Siccome fatico a camminare, scelgo la via breve della visita a pagamento (mica posso aspettare qc settimana o mese con un ginocchio a melone…).

Ve la faccio breve e passo direttamente al conto: 120 euro di visita privata (hai voluto la visita privata subito, paga, che importa se dovevi aspettare giorni… lo stesso medico a pagamento c’è in poche ore), 83 euro di una ginocchiera (venduta dalla fisioterapista dello stesso studio medico privato, nella foto accanto), 285 euro per numero tre iniezioni da fare al ginocchio (farmaco americano, fuori tabellario italiano e da acquistare direttamente presso l’importatore di Venezia. “Non è oleoso ma viscoso e quindi è più efficace”, mi vasellina lo specialista al quale sono sempre più tentato di rompere un testicolo con un calcio ben piazzato da sotto il tavolo modello Ikea), 60 euro a ogni seduta per le tre “punture” (indovinate chi me le farà… sì, proprio lui, l’algido specialista privato), più il plantarino che un altro specialista dello stesso studio dello specialista mi farà, previa visita privata a pagamento (ovvio!!!). Totale ad oggi: circa 550 euro, plantare e prossima visita esclusa. Trentino: abitanti meno di 500 mila, spesa sanitaria 1 miliardo di euro. Posso incazzarmi? Ma come fa la gente che non si può permettere tutto questo?

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Berlusconi, il programma “nucleare” del Pdl

Berlusconi ha presentato il suo programma elettorale circondato dai “suoi” ragazzi

Il Cavalier Silvio Berlusconi ha presentato il programma elettorale del Pdl.

Energia. Subito le centrali nucleari, recita uno dei punti. Mah…

Fisco. Via l’Ici, portare la pressione fiscale al di sotto del 40 per cento (adesso è al 44). Si può fare di più…

Giovani. Aiuti per la casa per i giovani. Magari…

Famiglie. Bonus per i figli e scuola per tutti. Il problema è arrivare a fine mese…

Stato. Liberalizzazione dei servizi sociali, più sicurezza. Parliamo anche di gestione della cosa pubblica…

Economia. Aumentare il potere di acquisto dei salari, rilanciare l’economia, “coccolare gli imprenditori”. E “vero” libero mercato…

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Rifiuti, un processo a Bassolino

Antonio Bassolino con il sindaco Rosa Russo Jervolino La politica sommersa dai rifiuti

Lo scandalo rifiuti avrà un suo primo processo. Il presidente della giunta regionale della Campania, Antonio Bassolino, e con lui altri 27 imputati, è stato rinviato a giudizio per le presunte irregolarità nel ciclo di smaltimento dei rifiuti in Campania fino al dicembre 2005, quando fu rescisso il contratto con la Fibe, azienda Impregilo che se ne occupava dal 1998.. A vario titoli, le persone dovranno rispondere di vari reati: dalla frode in pubbliche forniture, alla truffa ai danni dello Stato, abuso di ufficio, falso e reati ambientali.

L’avvocato di parte civile della Regione Campania, Giuseppe Vitiello, e il curatore speciale, Roberto Fiore, hanno presentato una istanza di 200 pagine per richiedere anche il congelamento dei beni personali dei 28 imputati, compresi conti correnti, libretti bancari e titoli azionari o pignoramenti del quinto dello stipendio, qualora fossero rinviati a giudizio.

Tra gli imputati rinviati a giudizio figurano l’ex vicecommissario all’emergenza rifiuti Raffaele Vanoli, l’ex subcommissario Giulio Facchi, Pier Giorgio Romiti e Paolo Romiti, rispettivamente ex amministratore delegato dell’Impregilo e ex dirigente dell’Impregilo e della Fisia Italimpianti. Al processo compariranno anche le “persone giuridiche” ovvero le società Impregilo, Fibe, Fisia Italia Impianti, Fibe Campania e Gestione Napoli, rinviate a giudizio per illecito amministrativo.
Il processo comincerà il 14 maggio, davanti alla quinta sezione (collegio C) del Tribunale di Napoli.

Bassolino dovrebbe rispondere anche politicamente – con le dimissioni – di un disastro ambientale e amministrativo causato dal fallimento del sistema di raccolta dei rifiuti in Campania. E con lui anche l’attuale sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino. Il sistema – di fatto – è in mano alla criminalità organizzata. Ed è per questo che la maggior parte delle responsabilità vanno ascritte a sindaci, amministratori e funzionari pubblici della Campania i quali – collusi con la camorra – hanno contribuito a consolidare e diffondere il cancro dei rifiuti.

Stupisce – ad esempio – che in nessuna delle Regioni del Sud Italia non ci sia un inceneritore (ora lo chiamano, per “pulirlo”, termovalorizzatore) e che la raccolta differenziata non sia ancora regola in molte aree d’Italia, Stato che ha nel turismo una delle principali voci di entrate e che dovrebbe fare della tutela ambientale una regola generale.

La responsabilità non è solo politica ma anche culturale, come più volte ha sottolineato anche Michele Serra: in Italia la sensibilità ambientale è ancora molto scarsa. Abbandonare i rifiuti in spiaggia o al bordo delle strada, disfarsi degli elettrodomestici o altri ingombri semplicemente abbandonandoli dove capita è ancora oggi una prassi. E a Napoli le immondizie tengono in ostaggio una città. ∞

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Ricerca medica e l’oscurantismo cattolico

In Italia la ricerca medica è ancora ostaggio della Chiesa cattolica La difesa dell’associazione nazionale dei medici chirurghi e degli odontoiatri dell’aborto, pillola del giorno dopo, diagnosi pre-impianto nella fecondazione assistita e assistenza ai neonati estremamente prematuri (questo il documento della Fnomceo) fa infuriare Avvenire, il quotidiano della Cei che lo definisce addirittura un falso e fantomatico.  Oggi il papa Benedetto XVI torna a parlare di “salvaguardia e rispetto” della vita.

La reazione dei medici alle posizioni del quotidiano cattolico è molto dura: “L’accusa di falso è offensiva: non scherziamo su queste cose”, ribatte il presidente dell’ordine dei medici di Firenze Antonio Panti.

 Nel servizio del giornale della Cei si parla di “strane manovre” che avrebbero fatto sì che alle agenzie di stampa fosse stato inviato “un fantomatico documento” mentre invece, secondo le parole riportate dal quotidiano dei vescovi di Valerio Brucoli, componente del comitato sulla deontologia della Fnomceo, “Nel consiglio nazionale sono state lette 14 relazioni dei gruppi di lavoro, ma non sono state nè votate nè approvate. In particolare quella relativa ai temi etici (e che ora viene presentata come la posizione della Fnomceo) è solo una delle posizioni espresse al comitato etico, quindi un’opinione personale”.

Indignata la replica del presidente dell’Ordine dei Medici fiorentino, Panti: “Faccio parte del comitato ristretto che ha redatto il documento. Un gruppo dove ci sono anche esponenti di varie filosofie”, ha riferito Panti. Il dibattito è stato intenso nel comitato ristretto e il documento scaturito “è stato distribuito in cartella già venerdì mattina e illustrato, insieme ad altri documenti presenti in cartella, ai presidenti degli ordini. Non è stato cambiato nessun testo. E’ stato approvato tal quale”.

L’intransigenza della Chiesa, anche di fronte alle evidenze della scienza, mi ricorda la vicenda di uno dei geni italiani che rischiò la vita per aver affermato che è la terra a girare attorno al sole e non viceversa, come invece sosteneva ai quei tempi la Chiesa. E l’Italia continua a pagare, soprattutto nel campo della ricerca medica, la chiusura e l’oscurantismo cattolico, mentre nel resto degli Stai moderni la scienza è libera di camminare senza lacciuoli confessionali. E’ questa forza che l’Italia ancora non conosce, demerito di una politica spalmata sui diktat dello Stato del Vaticano, desiderosa sola di incassare il voto cattolico.

Da uomo e da laico rivendico il diritto di scegliere come e quando morire di fronte ad un male incurabile, sostengo la ricerca medica che mi offre una prospettiva sul futuro dei miei figli o quello dei miei nipoti. Ma la Vaticano questo non piace e in nome della sua verità impone delle regole confessionali. Che tristezza. ∞

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Sanità in Calabria, nemmeno Cetto avrebbe fatto meglio

Gli arresti della scorsa settimana in Calabria per lo scandalo sanità mi hanno fatto ricordare un personaggio comico: Cetto La Qualunque. Ancora una volta, Antonio Albanese ha avuto ragione con i suoi personaggi.
Albanese, da comico serio, ha girato l’Italia in lungo e in largo per avere un’idea del politico medio e un po’ maneggione. Così è nato Cetto La Qualunque.
Cetto la Qualunque però si è materializzato in carne e ossa (e manette) nel consigliere regionale Domenico Crea, arrestato nell’ambito dell’inchiesta “Onorata Sanità”, filone d’indagine sull’omicidio di Francesco Fortugno, il vicepresidente del consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri nell’ottobre del 2005.
Fra gli arrestati figurano elementi organici alla cosca del boss Giuseppe “Tiradritto” Morabito. Il provvedimento ha colpito anche Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, due degli imputati – come mandanti – per l’uccisione di Fortugno.
Perché Crea assomiglia e La Qualunque? Domenica Crea aveva comprato in contanti per oltre un miliardo di lire e qualche anno fa la clinica privata Anya di Melito Porto Salvo, l’aveva intestata alla moglie e il figlio Antonio Crea, 29 anni, medico, era diventato direttore sanitario della clinica, ora sotto sequestro.
Volete conoscere gli orrori della clinica privata? Leggete le intercettazioni… Per fortuna esistono e si possono ancora pubblicare. Sono la nostra unica difesa contro una classe politica corrotta e con la pretesa dell’immunità. ∞

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Thyssen, la promessa impossibile di Prodi

Alla fince ce l’ha fatta pure Romano Prodi. Il premier, accompagnato dalla moglie, ha partecipato ai funerali di Rosario Rodinò, 26 anni, la sesta vittima della tragedia della ThyssenKrupp. Durante le esequie, celebrate dal cardinale Severino Poletto nella parrocchia Regina della Pace, nella zona nord di Torino, il padre di Rodinò, ha chiesto singhiozzando al capo del nostro governo: “Presidente Prodi, mi prometta che cose così non capiteranno mai più. Guariniello deve andare fino in fondo”. E con lui molti altri operari. Prodi ha risposto a bassa voce: “Prometto, prometto”.

Prodi è una persona seria, un capo di Governo rispettabile, ma una promessa come questa sa molto bene di non porterla rispettare. A meno che non si voglia chiudere una percentuale a due cifre di italiche fabbriche.

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Rogo ThyssenKrupp, sesta croce

Il dolore dei compagni delle vittime del rogo alla acciaieria ThyssenKrupp di Torino

 E’ spirato all’ospedale Villa Scassi di Genova, Rosario Rodinò, 26 anni. Fin dal primo momento, Rosario era apparso tra i feriti gravi della tragedia all’acciaieria. Penso alle famiglie di quegli operai morti e non riesco ad immaginarmi un Natale con il sorriso. Da cittadino mi chiedo cosa posso fare per contribuire ad evitare in futuro simili tragedie ed aiutare quelle famiglie, quei figli, quelle mogli sole, senza più un padre, un compagno, un figlio, un marito.  ∞

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Corea del Sud, la morte per petrolio di un’intera baia

Disastro marino in Corea del Sud

In Corea del Sud, la petrolia Hebei Spirit, ha scaricato in mare oltre 10 mila tonnellate di greggio, compromettendo l’ecosistema marino della baia di Mallipo.

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La ragione è di casa in Olanda.

Olanda In Olanda auto e camion saranno tassati a partire dal 2011 sulla base di quanto utilizzeranno le strade, praticamente tanto a chilometro: questo il progetto di Camiel Eurlings, ministro dei Trasporti, che ha annunciato la nuova imposta basata sulle distanze percorse, misurate dai sistemi satellitari. La notizia ha fatto in breve il giro della Rete. Che invidia nei confronti di un paese civile: in Italia, qualsiasi governo di destra o sinistra prendesse una decisione del genere, si ritroverebbe in strada migliaia di persone. Camionisti, taxisti, agenti di commercio… tutti  a protestare.  ∞

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Morire per il lavoro, nell’acciaieria dei ragazzi

Lo stabilimento di Torino

Il fatto.
Torino, giorno 6 dicembre 200, ore 1.30, Acciaierie Thyssenkrupp: un incendio scoppia nella linea 5 di trattamento termico dei prodotti di laminazione. L’olio bollente usato per temperare i laminati, traboca e gli operai che cercavano di spegnere le fiamme, vengono investiti dall’incendio.

Le vittime.
Antonio Schiavone, 36 anni, che abitava a Envie (Cuneo) con moglie e i tre figli di 4 e 6 anni, e di un maschietto nato appena due mesi fa. Era il più vicino alla linea 5 dove si è sviluppato l’incendio.
Roberto Scola, 33 anni, che era stato ricoverato all’ospedale Molinette, aveva ustioni di terzo grado sul 95% del corpo. Viveva a Torino, era sposato aveva due figli molto piccoli (uno di 17 mesi e l’altro di quasi tre anni). Quando è arrivato al pronto soccorso del Cto era cosciente e terrorizzato all’idea di non rivedere più i suoi bimbi.
Angelo Laurino, 43 anni, è stato stroncato da un’insufficienza multiorgano, a causa delle ustioni di terzo grado sul 95% del corpo. Anche lui abitante a Torino, aveva due figli, Fabrizio di 12 anni e Noemi di 14.
Bruno Santino, aveva 26 anni, ed era stato trasferito dall’ospedale Maria Vittoria al centro grandi ustionati del Cto. A pregare tutto il giorno perché si salvasse il fratello Luigi, pure lui operaio alla Thyssenkrupp (ma non era di turno mercoledì notte).

I feriti.
In ospedale restano tre operai in condizioni gravissime, hanno ustioni tra il 60 e il 90% del corpo.
Giuseppe De Masi (26 anni) sta ancora all’ospedale al Maria Vittoria di Torino, giudicato intrasportabile e lotta tra la vita e la morte. Vive a Torino con i genitori ed ha una madre infermiera.
Rosario Rodino (26 anni) trasferito al Centro grandi ustionati di Genova, dove viene tenuto in coma farmacologico.
Rocco Marzo (54 anni) sposato a padre di due figli. A fine mese sarebbe dovuto andare in pensione.

La fabbrica.

Le acciaierie della ThyssenKrupp di Torino chiuderanno nei prossimi mesi perché il gruppo ha deciso di concentrare la produzione nello stabilimento di Terni. Cinque anni fa aveva preso fuoco un treno di laminazione che aveva prodotto un incendio domato soltanto dopo tre giorni. Per tutti a Torino, la ThyssenKrupp era diventata la fabbrica “dei ragazzi”, il 95 per cento dei 180 dipendenti rimasti ha meno di trent’anni.

Le condizioni di lavoro.
Secondo le testimonianze degli operai, gli estintori erano semivuoti ma sigillati e quando si è tentato di usare gli idranti l’acqua non c’era. Altro aspetto da chiarire è l’operato della squadra antincendio e la sua formazione. Pare infatti che gli operai avessero la prassi di sbrigarsela da soli quando capitavano piccoli inconvenienti. Non è chiaro se la notte dell’incidente la squadra antincendio fosse presente al completo nello stabilimento o se ci fosse un solo componente che, come emergerebbe dalle prime indiscrezioni, era in un altro reparto. I turni di lavoro sono pesantissimi e quasi mai viene rispettata la tabella oraria.

L’indagine.
Il pm Raffaele Guariniello ha aperto due procedimenti penali paralleli come prevede la legge: “Uno riguarda le persone fisiche responsabili dei fatti, l’altro l’impresa”.

I sindacati.
Nei prossimi giorni Cgil, Cisl e Uil promuoveranno “importanti iniziative per la sicurezza, affinché questa strage finalmente si arresti”. Lo affermano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti

Commento.
1. Non si può permettere che in Italia si continui a morire sul lavoro, perché le norme di sicurezza non vengono sistematicamente rispettate.
2. Nel caso di Torino siamo di fronte da una strage, avvenuta in un ambiente di lavoro dove le condizioni sono pessime e ancora peggio lo sono le misure di sicurezza. I responsabili della ThyssenKrupp devono pagare con risarcimenti alle famiglie e anni di carcere perché sono responsabili di omicidi. Ma questo non succederà perché siamo in Italia, dove in galera ci vanno gli sfigati. Da noi scontano molti più anni di carcere quelli che, con il temperino, rapinano per qualche centinaio di la cassa di un supermercato, rispetto ai criminali di professione che truffano migliaia di persone o fanno i milioni gestendo aziende con il lavoro nero e senza sicurezza.
3. Spero che il pm Guariniello porti a casa, almeno questa volta, la sentenza di condanna. Qui non stiamo parlando di calciatori viziati o sportivi drogati, ma di padri di 20-30 anni che non ameranno più le loro mogli e non vedranno crescere i loro figli. Di famiglie che vivranno in futuro in condizioni difficili.
4. Ai sindacati dico che dovrebbero smetterla con il loro mestiere da burocrati di professione e di incazzarsi veramente per questi problemi: come si può morire a 30 anni per una fabbrica di m… destinata a chiudere tra qualche tempo, dove la sicurezza è una pratica sconosciuta. E’ per queste ragioni che si devono di portare in piazza le persone e, se non si ottengono le risposte, rovesciare le città: ma in Italia questo succede solo per un tifoso (?) ammazzato. Ma avete letto, sindacalisti di professione, la vostra nota? “Promuoveremo importanti iniziative per la sicurezza, affinché questa strage finalmente si arresti”. Ma andate a lavorare e in ferriera, al posto di quei poveri ragazzi. ∞

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Sesso, giovani, dati e convegni: qualcosa non convince

Una coppia di fidanzati Le giovani coppie italiane sono ancora poco informate sui diversi metodi contraccettivi. Secondo la Società italiana di Ginecologia e ostetricia (Sigo), il coito interrotto è il “metodo” più usato per non avere bambini. L’onorata società – guarda a caso riunita in questi giorni a Roma per un convegno sul tema della sessualità – spiega che in Italia crescono le richieste di interruzione di gravidanza per le minorenni (più 10,7% dal 1999), gli aborti fra le immigrate rappresentano il 30% del totale e la contraccezione è ai minimi europei (solo il 29% delle donne usa la pillola).

Una ricerca condotta su 12 paesi europei, presentata da Giuseppe Benagiano, direttore della prima scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università La Sapienza, solo il 49% delle italiane ha voce in capitolo sul metodo contraccettivo da usare, contro il 90-92% di olandesi o tedesche. In ogni caso, gli italiani in generale si confermano amanti del sesso: per il 78% è “molto importante”, e il 53% ammette di volerlo fare più di frequente. Da vero maschio latino, l’italiano diventa reticente solo se gli si chiede del desiderio sessuale: appena il 20% (molto meno di qualsiasi altro paese europeo) ammette di non aver fatto sesso perché non ne aveva voglia, e il 56% si trincera dietro una generica motivazione di “stress”.

Gli italiani sono in testa alle classifiche anche per un’altra bizzarra caratteristica: sono i più desiderosi di essere osservati mentre fanno l’amore. Il 26% ammette di aver avuto già un’esperienza in un luogo pubblico e il 23% ha fatto sesso in ascensore, un vero record europeo.

Posso dirlo? A me ‘sti dati proprio non convincono. Nessuno mi ha mai spiegato – inoltre – perché talune statistiche escono solo in occasione di convegni. Secondo me, siamo di fronte all’ennesimo caso di doping mediatico: “bombo”, con una notizia ad effetto, un evento che di per sé non ha nulla da dire.  Secondo voi, in condizioni mediatiche normali, il convegno della Società italiana di Ginecologia e ostetricia (Sigo, e già il nome è quasi una premonizione) sarebbe mai finito su Repubblica.it? Macché, ed allora via con la storiella – che tanto tira sempre – del fatto che gli italiani giovani (guarda un po’, anche il target di internet) preferiscono rischiare quando fanno all’amore. Già,  sesso e amore, quando sbagli mai. Un consiglio ai ginecologi italiani per il prossimo convegno:  annunciate di aver scoperto l’esatta posizione del Punto G. Finirete sulla Cnn… ∞

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Il topo è il migliore amico dell’uomo

Topi in laboratorio Quando li vediamo, li evitiamo. Qualcuno ne ha addirittura il terrore. Eppure a loro, i topi, ci rivolgiamo per curarci le nostre malattie. E’ di queste ore la notizia che degli scienziati dell’Università del Kentucky (Stati Uniti) hanno “costruiscono” in laboratorio un roditore dotato del gene Par-4, in grado di produrre una particolare proteina che attacco le cellule tumorali e non quelle sane. In futuro ci attendono cure senza effetti collaterali. Se è davvero così si tratta davvero di una “scoperta meravigliosa”. ∞

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Un video contro la fame nel mondo

Fame, un dramma planetario    La Pam, l’agenzia Onu per gli aiuti alimentari, ritorna in Internet con una nuova iniziativa, dopo il successo di Freerice, il quiz online che consentiva di donare 10 chili di riso per ogni risposta esatta. Questa volta, il nuovo concorso si chiama “Hunger Bytes” e invita i giovani a scaricare su YouTube un “video che attragga coloro che popolano il web e li faccia pensare alla fame nel mondo”

Le regole di partecipazione sono semplici: essere maggiorenni e produrre un video tra i 30 e i 60 secondi sull’emergenza planetaria che costringe centinaia di milioni di persone a vivere in condizioni drammatiche. E’ la stessa Onu a fornire i dati che potranno essere utilizzati nei video: nel mondo ogni cinque secondi un bambino muore di fame e ogni giorno sono 25 mila le vittime della fame, mentre i denutriti sono 850 milioni. Per contro, la metà del cibo prodotto negli Usa finisce nella spazzatura senza nemmeno essere assaggiato per un valore di circa 50 miliardi di dollari l’anno.

I lavori dovranno essere consegnati entro l’agosto del prossimo anno e in coda dovranno riportare lo slogan della campagna: “850 million people go to bed hungry every night… Share” (Ogni giorno 850 milioni di persone vanno a letto affamate… Condividi). L’unico neo riguarda il premio messo in palio dalla Pam: i cinque migliori video verranno premiati con un viaggio in uno dei tanti paesi che ogni giorno devono fronteggiare l’emergenza alimentare. Il tema è già abbastanza forte senza necessità di promettere un viaggio nella disperazione, magari con la prospettiva di dividere l’avventura con la Cucinotta, nuova testimonial della Pam (non se ne può più di attrici e cantanti griffate…). Mai come in questo caso potremmo dire, “partecipare è già vincere”. ∞

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Napoli libera dal fumo

Napoli vietata alle sigarette L‘assessore all’Ambiente del Comune di Napoli, Gennaro Nasti, ha firmato l’ordinanza che vieta la sigaretta anche nelle aree verdi della città,  ovvero 43 parchi “delimitati da recinzioni”. Il divieto vale solo però in presenza di minori fino a 12 anni o di donne incinte. “Per il momento saremo tolleranti”, rassicurano i (soliti) vigili urbani. Perché vietare qualcosa che già dovrebbe essere sancito dalla buona educazione? Piuttosto che vietare, meglio educare. L’Italia rimane un paese dai costumi borbonici. ∞

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La coscienza del Vaticano

Benedetto XVI Un’altra tagliola alla libertà è stata stesa dal sommo Pontefice, Papa Benedetto XVI, il quale si appella all’obiezione di coscienza per restingere le libertà altrui. Questa volta il grimaldello della libera coscienza viene brandito a proposito di farmacisti. “L’obiezione di coscienza dei farmacisti è un diritto riconosciuto quando si tratta di fornire medicine che abbiano scopi chiaramente immorali, come per esempio l’aborto e l’eutanasia”, pontifica il Pastore venuto dalla Germania ai membri della Federazione internazionale dei farmacisti cattolici. Il Papa non pronuncia il nome della pillola abortiva o l’eutanasia, ma il riferimento sembra esplicito. Libertà per libertà: i farmacisti osservanti abbiano la cortesia di affiggere fuori dal loro pubblico esercizio le parole di Benedetto XVI. Almeno noi, pazienti laici, saremo liberi di sceglierci un’altra farmacia. ∞

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