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iPad, le app dei giornali italiani sono nate vecchie

Repubblica e Corriere hanno dato grande risalto in questi giorni all’arrivo di iPad in Italia e, soprattutto, alle loro applicazioni per “leggere il giornale come mai l’avete letto prima”. E’ una bugia, probabilmente detta in buona fede ma rimane sempre una non verità. Le nuove funzionalità non ci sono, arriveranno. I giornali italiani sono già in ritardo.

Le applicazioni di Repubblica+ e Corriere per iPad sono già vecchie ed altro non sono che una riproduzione fotostatica o, se volete, un lettore pdf evoluto per leggere in maniera assolutamente tradizionale e cartacea l’edizione del giorno. Perché allora tanta enfasi? Semplice, perché quelle applicazioni sono a pagamento o richiedono un abbonamento per una lettura full del quotidiano in edicola. Quindi sono un business.

Fin qui nulla di male. Anzi, bene fanno Rep e Corsera ad affacciarsi al mercato digitale e all’online . Ma se Repubblica e Corriere vogliono entrare con applicazioni a pagamento, io – da utente – pretendo il meglio. Provate le applicazioni di Times, del Wall Street Journal (Wsj), Usa To Day o altri quotidiani, anche loro sono a pagamento ma la lettura è la navigazione dentro il quotidiano: esperienza diversa dalla riproduzione che offrono i giornali italiani.

Ai colleghi dei giornali consiglio di guardare ancora più avanti: Popular Scienze+ e The Elements. Questo è il nuovo modo di leggere o, meglio, di vivere un quotidiano o un contenuto online e digitale. Se accettate di entrare in Internet – almeno da un punto di vista tecnologico, di user experience, di grafica, di accessibilità e fruibilità dei contenuti – il quotdiano è oramai Carta Straccia.

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Grillo e i giornalisti, un paio di firme le farei…

Da giornalista sul V2-Day di Beppe Grillo a sostegno dei tre referendum per l’abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria, per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti e della legge Gasparri: un paio di firme le metterei pure io. ∞

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Il migliore è Cetto, parola di Aldo Grasso


Chi è il miglior politico in tv? Aldo Grasso, critico televisivo del Corrierone, non ha dubbi: Cetto La Qualunque. “Il politico – scrive Grasso – che in questo momento ha più successo in tv è un non politico. In tutti i sensi. Il personaggio interpretato da Antonio Albanese mette a nudo le molte ipocrisie di questa campagna elettorale. È il politico più scorretto che ci sia e non se ne vergogna. È un irresponsabile verbale. Conduce un’esistenza assillata da troppi problemi; proprio per questo, a suo modo, è in grado di risolvere ogni problema”. Voto 8 a Cetto. Voto 10 a Grasso. ∞

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Beppegrillo.it nella topo ten di Observer

La pagina del sito di Observer

Beppe Grillo, unico italiano, figura tra i cinquanta più potenti ‘blogger’ del pianeta in una classifica pubblicata a Londra dal domenicale ‘Observer‘: il comico genovese è al nono posto in assoluto e viene definito “una farsa con la quale si deve fare i conti”. “Il tipico blog di Grillo – spiega il domenicale ai lettori – invita satiricamente o no le popolazioni di Napoli e della Campania a dichiarare l’indipendenza, chiede alla Germania di fare guerra all’Italia per aiutarne la gente o informa sulla campagna a favore di una legge che rimuova tutti i parlamentari con condanne penali”. L’Observer si sofferma sul fatto che il “comico-politico” Grillo ha soprannominato “psico-nano” il leader dell’Udeur “Mario Mastella” (anche gli inglesi sbagliano…) e di lui ha detto: “In un altro paese avrebbe fatto il lavapiatti in una pizzeria”. Secondo il domenicale londinese, che mette in cima ai cinquanta più potenti blog del pianeta www.huffingtonpost.com, la cosa più improbabile da aspettarsi sul sito www.beppegrillo.it è un appello di questo tipo: “Appoggiate la nostra campagna per concedere immunità a Silvio Berlusconi”.

A molti non piacerà, altri plaudiranno alla classifica inglese:personalemente, il fatto che sia un comico a guidare la classifica dei blog italiani fa solo sorridere. ∞

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Fratellini di Gravina, i cadaveri trovati in un pozzo

Ciccio e Tore, i due fratellini di GravinaRiporto l’agenzia Ansa: “Il soccorso ad un ragazzino di 11 anni, caduto in un pozzo di una casa abbandonata a Gravina in Puglia, ha fatto scoprire in fondo al cunicolo, completamente privo d’acqua, resti umani, che hanno subito fatto pensare ai due fratellini scomparsi il 5 giugno 2005 da Gravina in Puglia, Salvatore e Francesco Pappalardi. ‘Sicuramente si tratta dei due ragazzini Ciccio e Tore, ha detto il questore di Bari Vincenzo Speranza, uscendo dalla casa padronale dove è stato compiuto un sopralluogo in una cisterna molto stretta di raccolta dell’acqua piovana. ‘Abbiamo troppi elementi che coincidono. Il Questore ha aggiunto che i bambini ‘potrebbero essere caduti come potrebbero essere stati buttati”. Nel novembre dell’anno scorso Filippo Pappalardi, autotrasportatore di Gravina e padre di due ragazzini scomparsi, era stata arrestato, perché accusato di essere l’omicida dei due figli e di averne occultato i cadaveri: avrebbe ucciso i figli in un impeto d’ira contrariato dalle loro disubbidienze. I due fratellini erano scomparsi due anni fa senza lasciare tracce e i loro corpi erano stati cercati ovunque ma senza esito, almeno fino ad oggi.

Si conclude con il più tragico dei finali la vicenda dei due fratellini, uccisi due volte: la prima da una mano ignota o da una sorte tremenda, la seconda dall’attenzione morbosa con cui la vicenda è stata seguita.

Riposate in pace, cari Ciccio e Tore. ∞

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Wired e la storia mai raccontata di IPhone

la testata di Wired

La rivista Wired si conferma davvero un punto di riferimento. Nel numero on -line di questi giorni c’è uno splendido articolo della storia mai raccontata del IPhone, del fiasco annunciato e del trionfo conquistato. Da leggere, un must. ∞

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2008, la WebTv sorpassa la televisione

WebTv IL 2008 segnerà il sorpasso di Internet ai danni della televisione. Lo sostiene l’ultima ricerca della School of Management del Politecnico di Milano e della Nielsen, secondo la quale il 54 per cento degli Italiani (27 milioni di individui dai 14 anni in su) preferisce di gran lunga il web alla televisione. L’indagine ha interessato tremila famiglie, settemila persone circa, un campione rappresentativo dell’intera popolazione. C’è di più. La maggior parte di loro naviga in rete fra le otto e le 11 di sera, cioè durante la prima serata, fascia strategica per i network televisivi e la loro raccolta pubblicitaria.
Altri dati segnalano che la maggioranza degli utenti internet hanno nei contenuti video il loro naturale riferimento, a discapito dei contenuti testo. Un divario segnato da portali di grande successo come, ad esempio, YouTube o a piattaforme di largo successo (Facebook) che hanno aperto decisamente ai contenuti multimediali.
La conferma arriva da un’altra recente indagine dalla European Interactive Advertising Association (Eiaa), condotta in dieci nazioni del Vecchio continente. Dei settemila intervistati – fra loro mille italiani – rappresentativi di 169 milioni di persone, è emerso che il World Wide Web ha conquistato molta più gente di quel che fosse lecito aspettarsi. In particolar modo l’82 percento dei giovani fra i 16 e i 24 anni, che ormai sulla rete passano la maggior parte del loro tempo libero.
Il mercato italiano presenta due dati (apparentemente) contrastanti: da un lato una delle più alte concentrazioni di utenti ad alto utilizzo del web, dall’altro una bassa penetrazione (almeno per il momento della banda larga.
Su questo argomento, Repubblica.it propone un’intervista a Nicholas Negroponte, fondatore del Media Lab del Mit di Boston.
I dati confermano – al di là delle previsioni di sorpasso – la crescita costante di Internet e, in particolare, della webtv. Quest’ultima rappresenta la vera sfida tra televisione tradizionale e web. A fare la differenza saranno i contenuti che troveranno format diversi per i due media. Un altro aspetto su cui tutti o quasi concordano è che la televisione di Internet dovrà essere diversa dalla televisione on air, come la conosciamo oggi. La webtv, o net-tv che dir si voglia, offre una fruibilità diversa, sparirà ad esempio il tradizionale telecomando, e poggerà su palinsesti diversi e innovativi. E qui sta forse il problema: se la tv tradizionale ha perfettamente a fuoco i modelli e i format da proporre al pubblico, le idee non sono ancora così chiare per chi si candida a promuovere la webtv. Proprio questa incertezza nei format e, aggiungo io, nei contenuti, rappresentano oggi il maggior freno alla definitiva affermazione della webtv. Ma i tempi sono maturi. ∞

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No connettività, blog a metà

Per le festività natalizie, mi sono trasferito in montagna. Nulla di speciale, ho semplicemente riaperto la casa di famiglia, in val di Non (Trentino). Qui, purtroppo, Internet resta un miraggio o quasi. Telecom ha coperto la zona con l’Adsl solo di recente, dopo l’annuncio della avvio delle rete wifi pubblica: la concorrenza resta una chimera, perché il monopolista si è deciso ad agire solo quando ha capito che rischiava di perdere la posizione di vantaggio, anticipando di pochi mesi il servizio pubblico. Ma certo non mi posso permettere di attivare un’utenza solo per poche settimane all’anno. Così viaggio con la chiavetta usb di Vodafone – uso schede Tim e Vodafone – ma sorpresa l’Umts non funziona e così navigo Gprs alla velocità della pietra. Pochi contratti sostengono i due operatori telefonici, ma io non ci credo. Costa ancora troppo, a loro giudizio, cambiare gli apparecchi radio e garantire così una velocità maggiore. Il risultato? Internet funziona male e carica ancora peggio, così il blog sarà aggiornato con meno periodicità senza foto e info più stringate. Insomma, Carta Straccia a Natale sarà a mezzo servizio.

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Blog, la rivoluzione non russa e compie 10 anni

Jorn Barger Sono trascorsi dieci anni, dal 17 dicembre 1997 quando Jorn Barger coniò la parola “weblog”, poi modificato nel linguaggio quotidiano nel termine “blog”. Da quel giorno il fenomeno è via via cresciuto in maniera virale fino ad arrivare con le cifre da capogiro dei giorni nostri: 175 mila ne nascono ogni giorno per un totale di oltre 113 milioni a dicembre 2007 e con una produzione di 1,6 milioni di post (o articoli, se volete) ogni giorno. Secondo Technorati.com, il sito di riferimento per i blogger, i diari on the net parlano principalmente giapponese (37%), inglese (36%), cinese (8%), e, sorpresa l’italiano (3%), a pari merito con lo spagnolo. Nonostante i dubbi dei professionisti dell’informazione, i blog sono una realtà dell’informazione, soprattutto quella orizzontale, perché informano, denunciano, scoprono e diffondono un sapere collettivo. E come tutti i riti collettivi con i suoi picchi verso l’alto e verso il basso. Il monopolio di un’info verticale, controllata da editori e professionisti, è rotto e nulla sarà più come prima. Il tutto in soli dieci anni. ∞

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GdF, qualche domanda Speciale

Il generale Roberto Speciale

Ho letto che il generale Roberto Speciale era stato rimosso da comandante generale della Guardia di Finanza e non ne ero rimasto stupito.
Ho letto che lo stesso ufficiale avrebbe usato l’areo di Stato per sé, famiglia e codazzo e anche questa volta non mi ero stupito.
Ho letto che il Tar del Lazio ha accolto il suo ricorso ed ha annullato il decreto della sua rimozione e ne sono rimasto stupito.
Dopo anni, mi ronzano ancora in testa le domande che mi facevo – da cronista di giudiziaria – a cavallo del Secondo Millennio sul generale Speciale, allora comandante in Lombardia.

Nell’ordine:

1. Era vero che una parte della procura di Milano aveva messo, a malincuore, di indagare con la GdF e in particolare i pm titolari delle inchieste su Silvio Berlusconi?

2. Era vero che una parte dei finanzieri non riferiva al suo comando lo stato di avanzamente di talune inchieste?

3. Perché ci furono fughe di notizie e imbeccate sempre verso lo stesso giornalista e lo stesso Giornale?

4. Perché una serie di ufficiali furono trasferiti senza colpo ferire? Nessun quotidiano o media si occupò della vicenda…

5. Perché in quegli anni la Gdf rallentò le indagini sull’evasione fiscale?

6. Perché un generale accusato di aver usato l’aereo di Stato (e non solo quello) a scopi personali ha ancora l’ardire di chiedere il reintegro a comandante della Guardia di Finanza? In nessun Stato o esercito al mondo sarebbe tollerato questo e il principio della presunta innocenza – almeno per un militare – avrebbe ceduto il posto all’onore.

7. Perché Silvio Berlusconi e il Centrodestra lo difendono ancora?

8. Perché io mi chiedo queste cose e continuo a stupirmi?

Io spero che l’Unione rinsavisca e trovi ordine nella sua testa, scrivendo finalmente un atto inattaccabile e liberi la Guardia di Finanza da domande Speciale. ∞

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La guerra di Luttazzi a La7

Premetto che non mi è piaciuta battuta di Luttazzi contro Ferrara che è costata la sospensione di Decameron su La7. E lo dice uno che non tiene Ferrara tra i suoi preferiti. Anzi. Da un po’ di tempo trovo che Luttazzi sia a corto di inventiva e creatività e che rimestoli con mestiere tra alcuni suoi stereotipi pur di stare a galla, dopo che La7 ha restituito a lui la luce, mettendo fine al grande esilio mediatico imposto da Berlusconi. La frase su Ferrara – via Berlusconi, Dell’Utri, Previti e Santanchè – non è satira ma volgarità: non aggiunge e non toglie nulla al personaggio in questione. Ammesso che nella vasca da bagno riesca ancora ad entrare. Lui, con tutti gli altri, intendo. Non credo.

Luttazzi, almeno questa volta, si è fatto male da solo. Solo La7 potrebbe – a questo punto – salvarlo, cancellando tutto il registrato di Decameron e cacciandolo dagli studi, come denuncia Luttazzi sul suo blog. Se così fosse, lo trasformerebbe in un martire. E per amore verso Luttazzi c’è da sperare che sia vero… ∞

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Quotidiani e le “bad” news

L’home page di Repubblica Osservo stamani – ore 7,30 – l’hp di Repubblica, dopo aver scorso le altre dei maggiori quotidiani e mi tocca registrare che su 16 notizie, ben 13 erano “negative”. Gli argomenti erano nell’ordine, liti tra partiti (Prodi contro Cashmere Bertinotti, Berlusconi contro il sinistrorso Casini), , violenza sessuali da parte di preti americani su minori, omicidi, strage in un centro commerciale sempre in America, bimbi uccisi dalle mamme in Germania, incidenti sul lavoro, sedicenne morta per una tonsillite e quindi malasanità, le morti provocate dall’obesità in Italia, il faccia a faccia in tribunale dell’omicida con la madre della vittima, l’arresto di un presunto truffatore in Inghilterra. Le altre notizie? Il nucleare in Iran, dove si rischia una guerra a causa di quel pirla di Bush, le carte segrete di Craxi e tangentopoli, Padoa Schioppa che annuncia nuove tasse.

Forse io non capirò più nulla di giornalismo. E’ probabile, se questa è la priorità delle notizie. Se così è, resto intimamente convinto che il mondo, fuori dalle redazioni, non sia tutto beghe politiche, omicidi, tangenti e stupri. Certo, la denuncia pubblica va perseguita per taluni fatti, ma è altrettanto vero che la negatività, le cattive notizie pagano in termini di audience.  Mi chiedo se per “vendere” dobbiamo rincorrere sempre l’immondizia.

L’altro giorno ho incontrato Gilda Farrell, capo del Dipartimento dello sviluppo della coesione sociale del Consiglio d’Europa, la quale mi ha parlato dell’importanza dei media per una società inclusiva, dove gli individui siano maggiormente attenti e sensibili agli altri, a coloro che hanno culture e religioni diverse: “Purtroppo in Italia la situazione è peggiore che in altri paesi europei. Sui giornali e televisioni trova maggiore spazio e per più giorni la notizia del benzinaio morto durante una rapina in un quartiere di Napoli che l’impegno della gente dello stesso quartiere per migliorare la qualità sociale e contrastare la criminalità…”. Abbiamo forse, noi giornalisti, dimenticato che una società e il vivere quotidiano ha più voci, certo più sommesse e meno rumorose delle cattive notizie, ma altrettanto importanti. ∞

Ha ragione Ms. Farrell. Purtroppo ha dannatamente ragione.

ps. Nella conta avevo dimenticato l’unica vera notizia positiva riportata da Rep: l’Inter allunga in campionato. E da interista è un bel leggere.

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Fantastici Topolino e Paperino al tribunale della vita

Paperino e Topolino Luigi Ferrarella è un signor Giornalista. Scrive per il Corriere della Sera e presidia con in modo ingegneristico (e non solo) il Tribunale di Milano. Per anni l’ho avuto “contro”. Io scrivevo per Repubblica, lui per il Corsera: due giornali concorrenti su tutto, anche sui cronisti. Dalla rivalità è una nata un’amicizia. Seguo sempre, a distanza di anni, le sue cronache, puntuali e complete come poche se ne leggono in giro. Oggi, Luigi ci regala un articolo dei suoi: la convocazione dinnanzi al giudice di Paperino, Topolino, Titti e Paperina, per una causa che vede coinvolte Disney e Warner Bors. Le due major, che fanno parte dello stesso gruppo, sono parti lese in un caso di contraffazione di gadget a Napoli e il 7 dicembre i giudici attenderanno i quattro “pupazzi” in qualità di testimone. In realtà, si tratta – come scrive Luigi – di un errore di cancelleria, reso possibile e “animato” dal cortocircuito della burocrazia italiana. Quel giorno non vedremo i personaggi di Disney varcare il portone di via Freguglia a Milano. Chissà che il caso non trasformi in fumetto un luogo fisico, qual è Palazzo di Giustizia di Milano: una miniera di storie con personaggi fantastici. Ai più sconosciuti. Per una volta tanto, la fantasia riuscirebbe ad eguagliare la realtà. E lì dentro, ne sono certo, Luigi troverebbe un ruolo di primo piano. Lui è il Numero Uno. ∞

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Il compagno in cashmere è tornato

Fausto “cashmere” Bertinotti Intervista di Repubblica a Fausto Bertinotti, il compagno in cashmere che pur di tenerle buono e non farlo parlare, Prodi e gli ha affidato la carica di presidente della Camera. Lui – che sulle spalle ha già la caduta di un governo Prodi – non riesce proprio a trattenersi: sabato prossimo c’è il primo meeting della Cosa Rossa e lui, da leader, deve marcare il campo. come? Sparando più alto di tutti. E ci riesce. Sentite: “Dobbiamo prenderne atto: questo centrosinistra ha fallito. La grande ambizione con la quale avevamo costruito l’Unione non si è realizzata…”. Alle cinque del pomeriggio – scrive il giornalista, Massimo Giannini -, nel suo ufficio a Montecitorio, Fausto Bertinotti sorseggia un caffè d’orzo, e traccia un bilancio amaro di questo primo anno e mezzo di governo… Mi chiedo – da elettore di centrosinistra – quale futuro può avere l’Unione fintanto imbarcherà  il rivoluzionario in cashmere ed i suoi accoliti. Giornata partita male. ∞

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Bergamini, sospesa dalla Rai, riparte dalle “intercettazioni”

Deborah Bergamini, sospesa dalla RaiLe intercettazioni telefoniche segnano la carriera professionale di Deborah Bergamini dentro la Rai ma, al contempo, aprono a lei una nuova – ma non inedita – carriera di blogger. La televisione di Stato ha sospeso Bergamini dalle funzioni di giornalista e direttore della sezione marketing, dopo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche da cui risulterebbe che lei – con altri dirigenti Rai, Bruno Vespa, Carlo Rossella, Fabrizio Del Noce, Clemente Mimun – avrebbero preso accordi con Mediaset su programmazione e contenuti di telegiornali e programmi. La comunicazione è arrivata alla Bergamini via posta. “Nei confronti della dottoressa Deborah Bergamini non è stato preso alcun provvedimento disciplinare – sottolinea la Rai -. L’azienda ha deciso di dispensare temporaneamente la dottoressa Bergamini dal rendere prestazione lavorativa fino alla conclusione del procedimento istruttorio in corso”. Una formula bizantina che sembra lenire la sostanza.
E proprio oggi l’ex Bergamini ha aperto il suo blog (www.deborahbergamini.it) che sottotitola “intercettazioni di conoscenza”, a chiarire subito il “taglio” del diario online. Tra i primi a contribuire al blog ci sono Bruno Vespa, in video (poteva essere altrimenti? Ndr.) ripreso da La7, durante la trasmissione Tetris, e dal titolo eloquente: “Le intercettazioni? Sono una schifezza, vi auguro di capirci”. Dopo di lui c’è Maria Giovanna Maglie, ex Tg2, che difende Bergamini e riprende l’articolo del Giornale
La carriera di blogger, Bergamini l’aveva già intrapresa da tempo, con il nickname Cartimandua, regina dei Celti. E proprio Bergamini ricorda la sua First Life in un post: “Cartimandua, Regina dei Celti non c’è più. Era un personaggio di fiaba, abitava un territorio libero, immaginario. Quello in cui ogni tanto mi piaceva fare qualche incursione di poesia e gioco. Ma gli accadimenti degli ultimi giorni, le intercettazioni pubblicate su Repubblica e su altri giornali e la bufera che ne è seguita, non mi consentono più di rifugiarmi in un mondo di sogno, per quanto poetico…”. Ed è da qui che per Bergamini incomincia la sua Second Life. ∞

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