Archivi categoria: Mondo

Gaza, la strage degli innocenti

Bambini uccisi a Gaza

Bambini uccisi a Gaza

La tregua è servita a pianificare la vendetta reciproca. Non per costruire la pace. Hamas per rafforzarsi sul terreno della disperazione, Israele per individuare gli obiettivi nemici da annientare con le bombe. Le cronache di guerra che arrivano da Gaza rendono la verità evidente. E ancor più dolorosa.

In mezzo c’è la gente e i bambini, impazzati nel doloroso orrore della guerra: 500 morti in pochi giorni.

Manca un quarto soggetto: la diplomazia, assente quanto colpevole. Inutile, quanto costosa ed indifendibile con i suoi termini vuoti e inconcludente. Da mesi Hamas ed Israele preparavano lo scontro ma nessuno è intervenuto per scongiurare la catastrofe. E nessuno interviene ora per fermare la carneficina di civili palestinesi. Davide contro Golia. A parti inverse.

Da una parte i “terroristi” di Hamas, ma che a Gaza godono dell’appoggio della gente, stanca di decenni di potere corrotto dell’Anp; dall’altra la superpotenza israeliana, che in risposta ai razzi lanciati su Sderot risponde con i bombardamenti e l’invasione. Chi sono i più criminali: i miliziani di Hamas che si annidano tra i civili o coloro che colpiscono decine di bambini e civili inert pur di uccidere il menico? Non ho dubbi. Criminali sono entrambi.

Poveri bimbi di Gaza.

Il terrore di un bambino a Gaza

Il terrore di un bambino a Gaza

Lascia un commento

Archiviato in Attualità, Cronaca, Diritti umani, Estero, Guerra, Mondo, terrorismo

Birmania, la devastazione del cicolone Nargis

E’ di oltre 27 mila morti e 30 mila dispersi il bilancio del ciclone Nargis che nei giorni scorsi ha devastato la Birmania, Myanmar. Si tratta di un bilancio ancora provvisorio, perché le autorità stanno ancora valutando i danni nei villaggi remoti dell’area del delta del fiume Irrawaddy, particolarmente colpita dal ciclone Nargis, includendo Rangoon, la più grande città del Paese del sud-est asiatico. Il bilancio potrebbe aggravarsi anche perché ci sono almeno 30.000 dispersi, secondo quanto ha detto il ministro degli esteri thailandese Noppadol Pattama, riferendo quanto comunicatogli dall’ambasciatore birmano a Bangkok. La giunta ha revocato oggi lo stato di calamità naturale in tre Stati colpiti dal ciclone, mantenendolo invece in sette insediamenti urbani nella regione di Irrawaddy a sud ovest di Rangoon (la ex capitale ribattezzata Yangon dai militari) e 40 insediamenti urbani della regione di Rangoon. Preoccupa inoltre l’imminenza della stagione delle piogge.

Secondo fonti umanitarie, la catastrofe potrebbe rivelarsi un cataclisma più grave dello tsunami che il 26 dicembre 2004 provocò 230.000 morti e oltre 40.000 dispersi in vari Paesi dell’Asia meridionale affacciati all’Oceano Indiano. Nella sola città sud occidentale di Bogalay ci sono stati 10.000 morti e il 95% delle abitazioni sono state distrutte.

La giunta militare, responsabile di una sanguinosa repressione di manifestazioni per la democrazia l’anno scorso, e che mantiene il Paese – uno dei più poveri del mondo – in uno stato di rigido isolamento, ha acconsentito a ricevere aiuti stranieri. Le squadre di soccorso dovranno però negoziare con il governo birmano per accordarsi sul loro ingresso nel Paese, ha detto oggi il ministro della protezione sociale Maung Maung Swe in una conferenza stampa. ∞

Lascia un commento

Archiviato in Ambiente, Asia, Carta Straccia Blog, Diritti umani, Economia, Estero, Mondo

Addio Danny Federici, ci mancherai

The Phantom is gone. Good bye, dear Danny.

La E Street Band e il Boss piangono la scomparsa di Danny Federici. Il tastierista della band di Bruce Springsteen è morto giovedì sera al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York. Il musicista, 58 anni, era stato colpito da un melanoma tre anni fa, precisa il sito internet ufficiale di Springsteen che annuncia la morte dell’amico . In segno di lutto, il «Boss» ha annullato i concerti in programma nei prossimi giorni in Florida. Federici lo scorso anno aveva cominciato il Magic Tour con la E Street Band per i concerti negli States, ma poi non aveva partecipato al resto del tour in Europa e alla ripresa, nel marzo di quest’anno, dei concerti di Springsteen, sostituito da Charles Giordano. L’ultima apparizione con la E Street Band era stata a Indianapolis, alla Conseco Fieldhouse, il 20 marzo (nella foto), quando aveva fatto una breve ma appaluditissima apparizione. Federici era salito sul palco per eseguire con Springsteen e la band uno dei pezzi più rari nei concerti del Boss, ««4th Of July, Asbury Park (Sandy)», caratterizzata proprio dalla fisarmonica di Danny Federici.

Nato a Flemington, nel New Jersey, il 23 gennaio 1950, Daniel Paul «Danny» Federici, era soprannominato «The Phantom» ed era stato tra i fondatori della E Street Band. Assieme al sassofonista Clarence Clemons e al bassista Garry Tallent, Federici era il musicista della attuale E Street Band con maggiore anzianità di servizio accanto a Springsteen. Anzi, fu il primo, insieme a Vini Lopez (batterista della prima fase della carriera di Springsteen) a unirsi al Bruce nella sua avventura, con la band che si chiamava all’inizio Steel Mill, poi Dr. Zoom and the Sonic Boom e quindi diventata la E Street Band. Danny Federci aveva realizzato due album solisti ispirati a un genere soft jazz e collaborato a incisioni di artisti come Steve Van Zandt (chitarrista della E Street Band), Joan Armatrading, Graham Parker, Gary U.S. Bonds e Garland Jeffreys. Poche sentite parole del Boss sul sito web per l’addio: «Siamo amici da più di quarant’anni – ha commentato Springsteen – siamo cresciuti insieme… ed è stato un grande tastierista, uno dei pilastri del nostro sound. Gli ho voluto molto bene». Il Boss sul sito invita i fan a non inviare fiori ma, per chi vuole, a sostenere il Danny Federici Melanoma Fund.

Good bye, dear Danny. ∞

7 commenti

Archiviato in Attualità, Carta Straccia Blog, Cronaca, Mondo, Musica, Video, Web, YouTube

Il Tibet non è un problema interno

Hu Jintao, il primo ministro cinese, ribadisce che “il Tibet è un problema interno” e che i disordini sono stati organizzati dalla “cricca” del Dalai Lama. Si sbagli, il Tibet è un problema di diritti umani e civili, una questione politica e quindi riguarda tutti. La posizione cinese mi fa orrore. Mi auguro che la comunità internazionale continui a fare pressioni sul governo cinese, soprattutto in vista delle Olimpiadi 2008, su cui grava l’ipotesi di un boicottaggio della cerimonia di apertura. ∞

Lascia un commento

Archiviato in Asia, Attualità, Carta Straccia Blog, Diritti umani, Estero, Mondo, Sport

Pechino 2008, la fiaccola si spegne a Parigi

Dopo le manifestazioni e gli scontri di ieri a Londra, la fiaccola olimpica è sbarcata ieri a Parigi: la protesta di attivisti per il Tibet e di Reporter senza frontiera hanno più volte bloccato il percorso, costretto gli organizzatori a stravolgere il programma e a fermare la sfilata prima del termine. Una necessità, oltre che una scelta, considerato che il sindaco Bernard Delanoe ha deciso di cancellare ogni cerimonia in onore della fiaccola cinese.

Le bandiere con i cinque cerchi olimpici trasformati in manette, simbolo della protesta attivata da Reporter senza frontiere, ha accompagnato con clamorose apparizioni il passaggio della torcia, sventolando sulla Torre Eiffel, sugli Champs Elysée, sul municipio di Parigi.

Il flop di una marcia trionfale ipotizzata (uno spot pro China lunga oltre 100 mila chilometri, tanto durerà la corsa ad ostacoli della fiaccola) è evidente nei numeri: ciascun tedoforo di turno era protetto a Parigi da un cordone ambulante lungo 200 metri e composto da 65 poliziotti in moto, 100 sui roller e altrettanti vigili del fuoco corridori.

Dopo Parigi, la fiaccola lascerà l’Europa per gli Stati Uniti: San Francisco, mercoledì, e Buenos Aires, venerdì. Nella città californiana, dove vive la terza comunità cinese del Nordamerica, le proteste sono già iniziate: oggi tre attivisti hanno scalato il Golden Gate (le immagini) e hanno appeso ai cavi di sostegno una bandiera del Tibet e due striscioni con su scritto: “One World, One Dream, Free Tibet” (un mondo, un sogno, Tibet libero).

La Cina ha condannato oggi le “vili azioni” dei manifestanti filotibetani di Londra. Da Repubblica.it: Per la prima volta il tg della notte della tv cinese ha brevemente accennato agli incidenti che hanno disturbato il passaggio della fiaccola olimpica, ieri a Londra e oggi a Parigi, nell’edizione delle 22 locali (le 16 italiane) del notiziario della principale rete della tv centrale, Cctv1. In precedenza, l’emittente ha mostrato immagini del passaggio della fiamma a Parigi, con una forte presenza di poliziotti e con l’inviato della Cctv che si rallegrava per “la calorosa accoglienza degli abitanti di Parigi, dei cinesi d’oltremare e degli studenti cinesi”.

Povera democrazia, povera informazione, povera China. ∞

1 Commento

Archiviato in America, Asia, Carta Straccia Blog, Cina, Cronaca, cultura, Diritti umani, Estero, Europa, Media, Mondo, Politica, religione, Sport

Rivolta in Tibet, una foto compromettente…

Scoop o falso buono per la contropropaganda? Ho ricevuto la foto da una newsletter di amici a cui sono iscritto, ma non sono riuscito a verificarne la fonte. Ve la propongo così come mi è stata recapitata. Questo il testo in francese della email:

“Une photo compromettante.
dimanche 30 mars 2008 par Jean-Paul Ribes.
Un commencement de preuve de l’implication de provocateurs chinois lors des émeutes de Lhassa le 14 mars dernier. Sur cette photo, prise par des observateurs britanniques, on voit nettement des militaires chinois recevoir de leurs officiers des  tenues de moines. Nous avions déjà formulé l”hypothèse de la participation de faux moines dans le déclenchement des actes de violence à Lhassa. Plusieurs témoignages nous étaient parvenus dans ce sens. Cette fois, les faits semblent avérés. Ils condamnent à la fois l” attitude des autorités chinoises et la propagande mensongère et haineuse qui a été développée et qui l’est toujours par ces mêmes autorités.Faites largement circuler ces documents. Source de la photo : agence gouvernementale des communications britanniques, reprise sur Phayul”.

Se vera, la foto dimostrerebbe come a Lhasa, capitale del Tibet una parte dei disordini dello scorso marzo non siano stati provocati dai monaci tibetani bensì da agenti provocatori dell’esercito cinese.

Giudicate voi. ∞

1 Commento

Archiviato in Asia, Attualità, Carta Straccia Blog, Cina, Cronaca, cultura, Diritti umani, Europa, Mondo, Politica, Sport, Storia

Free Tibet

Questo blog aderisce alla campagna internazionale contro la repressione cinese in Tibet, tollerata dalla comunità internazionale. La scelta di assegnare le Olimpiadi 2008 alla Cina è stata un errore perché questo paese non rispetta i diritti umani e la libertà politica.

Lascia un commento

Archiviato in Asia, Attualità, Carta Straccia Blog, Cina, Costume, Cronaca, cultura, Economia, Europa, Governo, Mondo, Politica, religione, Sport, Storia

Pechino 2008, spegnete quella torcia

Nessun politico, nessun rappresentante ufficiale e, forse, nessun sportivo, dovrebbe partecipare alle prossime Olimpiadi di Pechino 2008.

Il Tibet è uno stato sovrano, invaso nel 1949/1950 dalla Cina che da allora ha praticato una sistematica pulizia etnica, favorendo scientemente l’insediamento di centinaia di migliaia di cinesi così da rendere di fatto impossibile una successiva separazione di questo territorio. La Cina ha praticato in questi decenni una sistematica repressione politica, cultura e militare contro una popolazione pacifica: un atto di fatto tollerato dalla comunità internazionale a causa della chiusura di quei territori (ieri) e degli interessi economici (oggi).

Assegnare le Olimpiadi ad un paese che non rispetta i diritti umani è stato un errore, dettato da meri interessi politici ed economici.

Non stupisce che la protesta contro la repressione cinese in Tibet accadano in occasioni importanti, qual è stata ieri a Londra, la tappa del viaggio della fiaccola olimpica. Scontri tra polizia e un piccolo gruppo di manifestanti sono scoppiati fuori dallo stadio di Wembley, da dove la torcia ha iniziato il suo giro per la capitale britannica, imbiancata da una nevicata fuori stagione. Un dimostrante ha cercato di impadronirsi della torcia e di spegnerla con un estintore durante il suo passaggio per le strade a bordo di un tipico bus londinese a due piani. Altri tafferugli nella zona di Trafalgar Square. Almeno 30 persone sono state arrestate. Malgrado l’imponente dispositivo di sicurezza, centinaia di militanti pro-Tibet con cartelli e bandiere hanno atteso il passaggio della fiaccola lungo il percorso. L’ambasciatore cinese, la signora Fu Ying, che doveva portarla per un breve tratto accanto al British Museum, ha fatto da tedoforo a Chinatown, dove c’erano minori rischi di incontrare contestatori.

Lascia un commento

Archiviato in Asia, Attualità, Carta Straccia Blog, Cina, Cronaca, Diritti umani, Economia, Estero, Europa, Mondo, Politica, religione, Sport, Storia

Il principino Harry torna dalla guerra

Il principe Harry in azione sul campo Per il principe Harry la guerra in Afghanistan è finita: il ministero britannico della Difesa ne ha deciso il richiamo dopo che ieri è diventata improvvisamente di dominio pubblico la sua presenza tra le truppe di Sua Maestà impegnate a combattere i Taleban nella provincia di Helmand. La decisione – annunciata ufficialmente sulla scia di indiscrezioni del tabloid Sun – è stata presa nella convinzione che le rivelazioni dei mass-media hanno reso insostenibile la permanenza del secondogenito di Carlo e Diana nell’insidioso scacchiere afghano, dove si trova dal 14 dicembre: sarebbe troppo rischioso non soltanto per lui ma anche per i suoi commilitoni.

Ma allora la guerra è pericolosa, non solo per la truppa. Fatico a credere che il rampollo reale sia stato davvero in prima linea. Forse mi sbaglio o forse no. ∞

Lascia un commento

Archiviato in Cronaca, Guerra, Mondo

La piaga dell’evasione fiscale, dal Liechtenstein la lista dei disonesti

L’evasione paga in Italia Dopo Montecarlo, paradiso fuoriporta dei (non)contribuenti italiani, tocca ora al Liechtenstein. Dal principato è giunto al ministero delle Finanze l’elenco degli italiani con conti a Vaduz. “Sono decine gli italiani che figurano nella lista – ha confermato il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco -. Non solo nomi eccellenti; nella lista ci sono italiani di tutti i tipi”.

Fa sorridere che tutto è nato da un impiegato infedele della Liechtenstein Group Lgt, Heinrich Kieber, la banca di proprietà della famiglia regnante, che tre anni fa ha scambiato con i servizi segreti tedeschi per 4,2 milioni di euro il dischetto per computer sul quale aveva caricato i dati relativi alle transazioni segrete di quasi 1.400 clienti. Secondo la procura tedesca di Bochum ci potrebbe essere infatti anche un secondo informatore. Sempre secondo quanto trapela da fonti vicine all’inchiesta tedesca, oltre alla Lgt spunterebbe anche il nome di una banca svizzera, la Vontobel, che avrebbe fatto confluire nella sua filiale situata nel piccolo paradiso fiscale di importanti movimenti finanziari. Intanto Kieber, che potrebbe diventare bersaglio di personaggi legati alla criminalità organizzata è stato protetto dai servizi segreti tedeschi con una nuova identità.

Dalla Germania, l’informazione è stata diffusa agli altri stati che comparivano nell’elenco. Oltre all’Italia, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Spagna, Svezia, Norvegia, Finlandia insieme all’Australia e alla Nuova Zelanda. Una fonte dell’agenzia fiscale britannica ha fatto sapere che anche Londra avrebbe pagato “una gola profonda” 100 mila sterline per ottenere la lista dei depositi di cittadini britannici, circa un centinaio.

Visco ha assicurato che il governo italiano – come quello francese – non ha pagato per le informazioni, precisando che “a differenza di altri Paesi, in Italia non ci sono fondi riservati agli informatori fiscali”. La lista, secondo il ministero sarebbe stata concessa gratuitamente all’Agenzia delle Entrate italiane dalla direzione dell’anmmistrazione fiscale inglese. Ma che problema c’è se l’Italia avesse pagato per la lista che allo Stato – se esisterà la volontà politica – frutterà qualche centinaio di milioni di euro in tasse risarcite.

La vicenda Liechtenstein è diventata pubblica quando in un’inchiesta per evasione fiscale è rimasto coinvolto Klaus Zumwinkel, amministratore delegato di Deutsche Post. In Germania – dove nessuno ha sollevato polemiche per il pagamento dell’informatore fiscale – già 163 persone hanno ammesso di aver commesso illeciti. Secondo la procura di Bochum i rei confessi hanno versato 27,8 milioni di euro di arretrati mentre 72 persone si sono autodenunciate per evitare il carcere.L’evasione rimane in Italia una piaga sociale ed economica. Nessun governo ha avviato un’azione decisa contro gli evasori: negli Stati Uniti un evasore ha la certezza di decine di anni di carcere e l’espulsione dal sistema economico, perché gli sarà impedito di aprire una società o l’accesso alla banche. Il motivo? L’evasione mina il sistema economico del Paese: pagare le tasse significa mettere a repentaglio le entrate dello Stato e quindi il mercato, quanto di più sacro ci sia in un paese a libera concorrenza. Così hanno sconfitto Al Capone e la mafia. In Italia, dove comunque la pressione fiscale resta altissima e i servizi pubblici bassissimi, se evadi sei un modello da imitare. E nessuno ha mai rischiato il carcere. Un esempio? Sportivi, attori, manager ed altri disonesti, una volta pizzicati, hanno risarcito lo Stato per una somma inferiore al totale delle tasse che avrebbero dovuto pagare. Insomma, una farsa. E perché allora pagare le tasse? Non se ne parla e si parte per le gite nel Granducato o alle isole Cayman, ultimo vero paradiso per evasori e criminali. ∞

Lascia un commento

Archiviato in Attualità, Banche, Criminalità, Economia, Estero, Europa, Governo, Mondo, Politica

L’ultimo goal di Adriano

In Brasile impazza il gossip sulla love story tra Adriano e Viviane Castro. Lei è la ragazza-copertina della edizione brasiliana di «Playboy» brasiliana di marzo e la regina del Carnevale di Rio grazie ad un costume mini di soli quattro centimetri a coprire la parte migliore. La tipa, bruna dalla pelle chiara e le forme prorompenti, ha conosciuto il giocatore dell’Inter, ora in prestito al San Paolo, nel corso di un programma televisivo di grande successo. La scintilla sarebbe scattata sotto i riflettori e da allora – dicono i media brasiliani –  sono inseparabili.

Da interista e tifoso dell’Imperatore (quello che giocava a Parma o i primi anni a Milano) divento sempre più pessimista sulle possibilità di un suo ritorno da campione. Dopo Ronaldo ci mancava solo Adriano: ma come si fa… ∞

1 Commento

Archiviato in Attualità, Calcio, Costume, Mondo

Fidel lascia e Cuba guarda al suo futuro

Fidel Castro ai tempi della Sierra Fidel Castro lascia la carica di presidente di Cuba. L’annuncio è dello stesso “lider maximo” che sul sito del Granma, il quotidiano comunista cubano, lascia quello che si può considerare il suo testamento politico. Fidel Castro era al potere dal 1959.
L’uscita di scena di Fidel – dopo mezzo secolo – chiude definitivamente un’epoca e accelera la transizione dell’isola verso un nuovo modello politico ed economico. Da alcuni anni Castro non era più alla guida ne del partito ne di Cuba: il fratello Raul e la nuova dirigenza avevano sostituito un Fidel sempre più ammalato e incapace di incarnare una prospettiva reale per un’isola che da troppo tempo sta pagando gli errori e le conseguenze di una rivoluzione sfumata.
Castro ha la grande responsabilità di non aver saputo dare un’evoluzione democratica alla rivoluzione cubana degli anni ’50, quando – con l’appoggio di tutto il popolo cubano e un manipolo di guerriglieri – aveva destituito il regime totalitario di Fulgencio Batista e cacciato gli Stati Uniti che ne avevano fatto una sorta di protettorato. Lo spirito della rivoluzione cubana e dei suoi miti – da Che Guevara a Camillo Cienfuegos – è stato tradito da Fidel.
Di fronte all’embargo americano – mai contrastato con forza dalla comunità internazionale – Castro ha reagito con la chiusura democratica interna e il patto con l’Unione sovietica in politica estera. Crollato l’impero sovietico, a Castro e a Cuba è rimasta solo la prima opzione. Da anni, il lider maximo e il suo gruppo politico non gode più dell’appoggio popolare: Cuba chiede le riforme e l’apertura verso il mondo, negata ancora oggi anche dall’atteggiamento degli Stati Uniti, decisi a circoscrivere chirurgicamente in Centro e Sud America la via cubana al socialismo e alla democrazia. Per gli Stati Uniti è necessario isolare Fidel e trasformarlo in un dittatore, a costo di affamare un intero popolo. Ancora oggi milioni di cubani soffrono la mancanza di medicine, l’economia langue anche a causa della mancata fornitura di macchinari e scambi commerciali: l’isola vive una situazione irreale e drammatica di isolazionismo rispetto al resto del mondo. E tutto alla faccia del modello democratico che gli Stati Uniti – i guardiani del Terzo Millennio – vorrebbero esportare nel mondo. Chi è stato a Cuba ha toccato con mano la situazione.
Fidel, nel bene e nel male, ha segnato le sorti di Cuba, attraversando per mezzo secolo la storia del mondo alla guida di una piccola isola caraibica. La speranza è che cuba riesca a trovare una propria identità e un futuro libero dai laccioli di una rivoluzione morta da almeno 20 anni e lontano dai tentacoli degli Stati Uniti, ai quali non interessa certo – e la storia del Centro e Sud America lo dimostra – il benessere del popolo. ∞

1 Commento

Archiviato in America, Attualità, Cronaca, Estero, Mondo, Politica

Apple, c’è qualcosa nell’aria

Tutto pronto al Moscone Center di San Francisco

A poche ore dall’apertura di MacWorld Expo 2008, la tradizionale convention che Apple organizza ogni anno a San Francisco per presentare i suoi prodotti e quest’anno caratterizzata dallo slogan “There’s something in the air” (C’è qualcosa nell’aria, appunto), ho scovato nella rete la foto – edita da MacNN –  di uno dei cartelloni di allestimento del Moscone Center, dove ad ore è atteso il keynote di Steve Job. Secondo il cartellone, in attesa di essere coperto da teli neri, la presentazione va tutta all’IPhone e non a qualche nuovo portatile, magari supersottile o con il touch-screen.  L’appuntamento è per le 17.30 ora locale. Stiamo a vedere… ∞

2 commenti

Archiviato in America, Apple, Attualità, blog, iTunes, Mondo, Scienza, Tecnologia, telefonia, Televisione, Video, Web

Wired e la storia mai raccontata di IPhone

la testata di Wired

La rivista Wired si conferma davvero un punto di riferimento. Nel numero on -line di questi giorni c’è uno splendido articolo della storia mai raccontata del IPhone, del fiasco annunciato e del trionfo conquistato. Da leggere, un must. ∞

Lascia un commento

Archiviato in Apple, Costume, Giornalismo, Media, Mondo, Tecnologia, telefonia, Televisione, Video, Web

MondoMac, un’alba piena di novità

Steve Jobs Da giorni le indiscrezioni tentano di anticipare quello che oggi presenterò Steve Jobs a MondoMac, l’appuntamento della Melamorsicata a San Francisco. Un anno fa fu la volta di IPhone, che si prese tutta la scena, oggi l’attesa è carica di incertezze. Repubblica, con questo articolo, tenta di anticipare tutti, mettendoci un po’ di tutto: IPhone Umts (poteva mancare?), un portatile ultrasottile, un’Apple Tv di seconda generazione, le novità del neonato Leopard. Di parere diverso il Corriere.it che, prendendo a riferimento, i blog più seguiti, tenta l’azzardo dell’annuncio di un portatile con monitor touch screen. Il migliore contributo arrivo – c’erano dubbi? – dal mondo dei blog, come ad esempio Melablog.it. Un utile esercizio, tanto per ingannare l’attesa. Buona lettura. ∞

Lascia un commento

Archiviato in iTunes, Mondo, Scienza, Tecnologia, telefonia, Televisione, Video, Web