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Big Man is gone

C’ero anche io in quel San Siro di 30 anni fa a ballare e ascoltare musica rock per oltre 5 ore e mezza. Era il primo concerto di Bruce Springsteen e della E-Street Band in Italia. Di concerti ne ho visti tanti ma quello non lo dimenticherò mai. Così come non dimenticherò mai quel gigante vestito di bianco che scaricava la sua energia negli assoli di sax. Era Big Man.

Lo stesso amico a cui il Boss si appoggiava sulla copertina del disco e sull’adesivo, l’unico, che capeggiava sullo sportellone della R4 rossa che ci aveva portati a Milano per una notte magica. Noi, ragazzi nati per correre, e per macinare chilometri lungo le strade dell’irrequietezza.

Ringrazio la sorte che ci ha fatto incontrare e maledico il giorno in cui te ne sei andato. Felice, certo, di una vita vissuta senza sconti. Ma ora che non ci sei, proprio come Danny, saremo un po’ più soli e ci farà un po’ più male ascoltare la musica che amiamo.

Rock on, Big Man, and Keep on rolling,

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TorrentSpy, risarcimento da 111 milioni di dollari

111 milioni di dollari. A tanto ammonta il risarcimento inflitta dal giudice della corte federale di Los Angeles, Florence-Marie Cooper, ai gestori di TorrentSpy, motore di ricerca di file torrent, nei confronti della Motion Picture Association of America (MPAA). La causa legale si è conclusa nel peggiore dei modi e TorrentSpy è stato riconosciuto colpevole di aver violato il copyright.

Soddisfatto del verdetto Dan Glickman, CEO dell’MPAA: “Il sostanzioso rimborso economico manda un forte messaggio circa l’illegalità di questi siti. La scomparsa di TorrentSpy è una chiara vittoria per gli studios e dimostra che questo genere di siti non sono autorizzati a continuare ad operare senza avere a che fare con i detentori dei rispettivi copyright“.

Nello stabilire l’ammontare del risarcimento, il giudice ha deciso di applicare il massimo della pena previsto dal Copyright Act: per ognuna delle 3699 infrazioni di copyright provate nel corso della causa, le major di Hollywood hanno ottenuto un risarcimento di 30.000 dollari, per un totale di circa 111 milioni di dollari.

TorrentSpy aveva tentato di alleggerire la propria posizione, decidendo di chiudere preventivamente il portale Web lo scorso 24 marzo,: tentativo finito male, a giudicare dalla sentenza.

TorrentSpy ha infatti annunciato che potrebbe decidere di impugnare la sentenza del giudice e portare il caso davanti alla Corte d’Appello. Se non altro perché dove li trova tutti quei soldi?

In ogni caso ci sono alcune cose che non mi convincono.

1. Quale risarcimento dovrebbero pagare gli editori o i loro dipendenti quando “scaricano” (uso un termine soft) contenuti ed altro da blog & affini? Ma questo non disturba il business…
2. Non è che la gente scarica musica e video perché le major vendono a prezzo troppo alti? E quanto ci guadagnano le major sul lavoro degli artisti?
3. iTunes a parte, le major poco hanno fatto per seguire l’evoluzione di internet e le abitudini degli utenti. ∞

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iTunes Store, lo spettacolo inizia

Da qualche ora sul sito americano di iTune Store è possibile pellicole delle principali major cinematografiche per la distribuzione di film di primissima visione (relativamente al mercato home video, e quindi con qualche mese di ritardo rispetto all’uscita nelle sale) in contemporanea con la loro pubblicazione in dvd. Pellicole come come «Juno», «American Gangster» o «Io sono leggenda» sono disponibili al prezzo di 14 dollari e 99 centesimi: solo cinque dollari in più rispetto ai film del catalogo di iTunes, che comprende film anche recenti ma non nuovissimi e circa la metà rispetto al prezzo di vendita dei normali dvd.

L’iniziativa di Apple che mira al monopolio dei film, dopo quello della musica, è di offrire ai propri utenti un’offerta in grado di concorrere con i big del noleggio: Blockbuster o Netflix. ù

Nel negozio virtuale della società della mela morsicata, sarà possibile scegliere tra i film distribuiti da Warner, 20th Century Fox, Walt Disney, Paramount, Universal, Sony Pictures Entertainment, Lionsgate, Image Entertainment e First Look.

Buona visione. ∞

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Addio Danny Federici, ci mancherai

The Phantom is gone. Good bye, dear Danny.

La E Street Band e il Boss piangono la scomparsa di Danny Federici. Il tastierista della band di Bruce Springsteen è morto giovedì sera al Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York. Il musicista, 58 anni, era stato colpito da un melanoma tre anni fa, precisa il sito internet ufficiale di Springsteen che annuncia la morte dell’amico . In segno di lutto, il «Boss» ha annullato i concerti in programma nei prossimi giorni in Florida. Federici lo scorso anno aveva cominciato il Magic Tour con la E Street Band per i concerti negli States, ma poi non aveva partecipato al resto del tour in Europa e alla ripresa, nel marzo di quest’anno, dei concerti di Springsteen, sostituito da Charles Giordano. L’ultima apparizione con la E Street Band era stata a Indianapolis, alla Conseco Fieldhouse, il 20 marzo (nella foto), quando aveva fatto una breve ma appaluditissima apparizione. Federici era salito sul palco per eseguire con Springsteen e la band uno dei pezzi più rari nei concerti del Boss, ««4th Of July, Asbury Park (Sandy)», caratterizzata proprio dalla fisarmonica di Danny Federici.

Nato a Flemington, nel New Jersey, il 23 gennaio 1950, Daniel Paul «Danny» Federici, era soprannominato «The Phantom» ed era stato tra i fondatori della E Street Band. Assieme al sassofonista Clarence Clemons e al bassista Garry Tallent, Federici era il musicista della attuale E Street Band con maggiore anzianità di servizio accanto a Springsteen. Anzi, fu il primo, insieme a Vini Lopez (batterista della prima fase della carriera di Springsteen) a unirsi al Bruce nella sua avventura, con la band che si chiamava all’inizio Steel Mill, poi Dr. Zoom and the Sonic Boom e quindi diventata la E Street Band. Danny Federci aveva realizzato due album solisti ispirati a un genere soft jazz e collaborato a incisioni di artisti come Steve Van Zandt (chitarrista della E Street Band), Joan Armatrading, Graham Parker, Gary U.S. Bonds e Garland Jeffreys. Poche sentite parole del Boss sul sito web per l’addio: «Siamo amici da più di quarant’anni – ha commentato Springsteen – siamo cresciuti insieme… ed è stato un grande tastierista, uno dei pilastri del nostro sound. Gli ho voluto molto bene». Il Boss sul sito invita i fan a non inviare fiori ma, per chi vuole, a sostenere il Danny Federici Melanoma Fund.

Good bye, dear Danny. ∞

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I 70 anni di Celentano, auguri Molleggiato

Adriano Celentano Il 6 gennaio Adriano Celentano compie 70 anni. Un traguardo che merita di essere ricordato e festeggiato in omaggio ad uno degli autori e interpreti più straordinari della musica italiana e della scena sociale. Celentano si è guadagnato la stima dei più con le sue canzoni, il suo stile e i suoi… silenzi. Dal palco di un concerto e da uno studio televisivo, il Molleggiato ha sempre lasciato il segno: sincero, geniale, populista, provocatore, istrione, polemico, divo e molto altro, ma mai banale. E’ per questo che a lui va il nostro ringraziamento. Auguri Adriano. ∞

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Bono e la maglia nera dell’Italia negli aiuti all’Africa

Italia maglia nera negli aiuti internazionali Bono, leader U2L‘Italia e la Francia non hanno mantenuto nessuna delle loro promesse sugli aiuti umanitari per l’Africa. Parola di Bono, leader degli U2 e tra le star più impegnate nella raccolta di fondi per i paesi poveri. Nell’intervista al quotidiano tedesco “Sueddeutsche Zeitung”, Bono promuove la cancelliera Angela Merkel che ha tenuto fede agli impegni presi nel corso dell’ultimo vertice del G8 ad Heiligendamm.“La Germania non ha imbrogliato – spiega il leader degli U2 – e lo si può constatare nella sua legge Finanziaria. Ad avere imbrogliato sono stati gli altri, la Francia e l’Italia. Durante un mio incontro con i capi di governo ad Heiligendamm uno di loro si è addormentato mentre stavo parlando”. Forse Prodi che ha la pessima abitudine di chiudere gli occhi mentre ascolta l’interlocutore? E’ probabile.Pennichelle a parte rimane serio il problema dell’Italia negli aiuti internazionali: il nostro Stato non ha di fatto promosso in questi anni alcuna buona pratica per promuovere una cultura vicina alla solidarietà internazionale con criteri e obiettivi moderni. Di fatto il vero motore di progetti umanitari è il volontariato e non lo Stato. E’ una realtà triste, non serviva Bono a ricordarcelo perché la cosa è nota ma il suo richiamo è utile a promuovere un inversione di rotta. Difficile da realizzare. ∞

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La “polvere” di Venditti su Rino Gaetano

Rino Gaetano Antonello Venditti è tornato su Rino Gaetano e la sua vita, raccontata dalla sfortunata miniserie Rai trasmessa l’11 e il 12 novembre scorsi: “Nella fiction non si e’ parlato di cocaina: era molto presente in quegli anni e in quel giro dove Rino finì negli ultimi anni e fu anche responsabile della sua tragica fine. La storia ha ignorato il vero guaio di Rino, la cocaina”. La frase di Venditti – amico di Gaetano – è contenuta nell’intervista, in parte finita su internet e in parte pubblicata da un quotidiano della capitale, e rischia di costare caro all’autore di “Roma Capoccia”. Anna, sorella di Rino Gaetano, morto il 2 giugno dell’81, lo ha infatti ha denunciato per diffamazione. “Non era mia intenzione diffamare Rino Gaetano che è stato e rimarrà per sempre uno dei miei più cari amici. Intendevo dire che non mi piaceva l’ambiente intorno a Rino. Tutto qui”, ha precisare Antonello Venditti.Se confermate, le parole pronunciate (prima e dopo) da Venditti suonano davvero stonate perché arrivano a 26 anni dalla scomparsa di uno dei cantautori più innovativi della musica italiana e non aggiungono nulla al mito di Rino Gaetano. Perché (s)parlare dei vizi veri o presunti di un amico(?)? Per favore Antonello, ‘statte zitto. Almeno su Rino, per favore. ∞

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Zune vs iPod: la topica di Wired

Zune vs. Ipod

Anche i migliori sbagliano. E questa volta capita a Wired, la prestigiosa rivista online dedicata a tutto ciò che è tecnologia, tendenze ed altro. Wired mette a confronto Zune (Microsoft) a iPod (Apple). La notizia – altrimenti non avrei scritto il post – è che lettore mp3 di Microsoft batte il rivale Apple, dopo anni di delusioni e smacchi. Però… Però… Però… C’è qualcosa che non quadra a mio avviso nel test di Wired: il confronto è tra Zune2  e Apple Classic, ovvero il nuovo prodotto di Bill Gates contro il prodotto sottoposto a lifting di Steve Jobs.

Il confronto più corretto, tenendo presente il tasso di innovazione dei lettori, sarebbe dovuto avvenire tra Zune2 ed iPod Touch. E allora per l’ennesimo anno consecutivo, la disfida sarebbe andata alla Mela Morsicata. A parere mio… ∞

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Led Zeppelin’s Reunion

Led Zeppelin oggi In questi 27 anni di lontananza, John “Bonzo” Bonham ci ha lasciati. Sul palco è salito Jason Bonham, figlio del defunto batterista, che ha aperto la reunion degli altri Led Zeppelin – Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones – nel concerto di Londra. Ai loro piedi, invecchiati pure loro, 18 mila fans che sono arrivati a spendere fino a 115 mila euro per un biglietto. Via con “Good times, bad times” per passare  al repertorio che li ha resi famosi “Black Dog”, “Stairway to Heaven”, “Nobody’s Fault but Mine”, “Kashmir”, “The Song Remains the Same”, “Rock and Roll” o “Whole Lotta Love” per finire con “Dazed and Confused”. Io non c’ero a Londra ma ho cantato lo stesso, guardando lassù. Verso quella scala immaginaria che porta in Paradiso. ∞

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Il Fango di Jovanotti vola su ITunes

Jovanotti Fango, il primo singolo del nuovo album di Jovanotti, disponibile da poco più di 24 ore su iTunes ha già conquistato il numero 1 della classifica delle canzoni più scaricate. Senza essere nemmeno annunciata nella home page di iTunes (che cambia l’home page solo il martedì) questa nuova canzone di Lorenzo, (anticipazione di Safari che uscirà il 18 gennaio) è entrata immediatamente nelle playlist di moltissime persone che hanno voluto scaricarla portandola alla vetta della classifica Itunes ma anche nelle playlist delle radio italiane, dai grandi network alle radio locali. ∞

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Commodore 64, la storia di un amore mancato

Commodore 64 Venticinque anni. Sono passati 25 anni da quel dicembre 1982. Ero in un negozio di computer, in via McMahon, a Milano, dove ero arrivato per acquistare il mio primo computer. Da studente ondeggiavo, incerto, verso i primi Ibm, Apple e i loro cloni (forse pochi ricordano che il clone di Apple si chiamava Lemon e costava la metà, fino quando Steve Jobs non lo fece togliere dal mercato, ndr.) e i computer buoni per giocare.

Io tenevo in mano i soldi regalati da mio padre per il primo computer e da scavezzacollo quale ero – certo di poter intortare il babbo (quanto mi manca…) che di “elettronica” non capiva nulla – optai per la macchina ludica. In fondo, cosa mi importava del computer a fosfori verdi, io volevo, fortissimamente volevo un Commodore 64  Quel giorno, solo quel giorno, poteva succedere, perché a Milano io non ci sarei tornato per un pezzo e quindi, quel giorno, solo quel giorno dovevo acquistare la “scatola magica”. Ricordo ancora la delusione quando il proprietario mi disse che il Commodore 64.non era disponibile. Così come era esaurito il nemico storico, lo Spectrum. Sì, perché Commodore 64 e Spectrum infiammarono la prima diatriba della storia dell’elettronica. Un po’ come Microsoft ed Apple ma, essendo all’inizio, la disputa fu ancora più accesa.

Insomma, niente Commodore 64, niente Spectrum. Sullo scaffale brillava “solo” un Texas Instruments TI-99/4a. “E’ più potente  e venderà molto più degli altri due”, mi disse il commesso. Mentiva. Ed io acquistai il mostro color argento, tradito dall’ingenuità e dall’impazienza che mi impedì di cercare un altro negozio per il “mio” C64.

Non ho mai amato il TI-99/4a perché incapace – con i suoi nastri – di spararmi sullo schermo i mondi colorati del Commodore 64, che non riuscii mai più a comprare perché il babbo finanziava un solo acquisto. Ed io, il bonus me lo ero già bruciato. Alcuni miei amici furono più fortunati ed oculati di me. Grazie a loro e al Commodore ho vissuto alcuni tra i pomeriggio più belli della mia vita, macinando games e sfide al fulmicotone. Quegli amici che a 25 anni di distanza ancora non ho dimenticato. Così come non ho dimenticato il Commodore 64 e mi ritrovo oggi, 25 anni dopo, a cantare a squarciagola con gli Articolo 31: “Commodore 64, Commodore 64, Commodore 64… si incula anche la Play!!”. ∞

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Radiohead, un successo la vendita in rete del disco

RAdiohead Thom Yorke, il leader dei Radiohead, conferma il successo di vendite in rete del loro ultimo disco “In Rainbows“, uscito lo scorso 10 ottobre. Il cantante spiega che “la prima settimana ci sono stati 1,2 milioni di download, a una media di 6 euro ognuno (circa il 50% ha pagato zero)”.

Il cantante dei Radiohead spiega anche le ragioni di una scelta radicale che non ha mancato di suscitare polemiche: “È un esperimento che i Radiohead si sono trovati in condizione di fare per una serie di circostanze fortunate. Tre in particolare: la scadenza del contratto discografico, il privilegio di avere uno zoccolo duro che li conosce e li apprezza, il fatto che la maggior parte dei loro fan ha familiarità con Internet”.

Che i Radiohead sia un gruppo davvero particolare lo conferma l’ultima affermazione di Yorke, secondo il quale la versione in cd e vinile del disco uscirà per un’etichetta indipendente (XL Recordings) il 28 dicembre, dopo Natale. E qui siamo alla seconda regola infranta di mercato, perché tutti gli artisti lanciano i propri lavori durante il periodo natalizio, il più favorevole agli acquisti. “Lo facciamo – ha concluso Yorke – solo perché molti non si accontentano delle canzoni scaricate, vogliono l’oggetto. Anch’io adoro il vinile”. Incredibili Radiohead. ∞

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Sarkozy e la rivolta del web

Il presidente francese Sarkozy Dopo le banlieue anche il web è in rivolta contro Sarkozy. Il nuovo inquilino dell’Eliseo è il promotore dell’accordo fra provider, major musica e film e amministrazioni pubbliche che intende contrastare il fenomeno del p2p. Il “grande fratello” francese vigilerà sulla e nella rete per scovare i (milioni) di utenti che scaricano musica e video dalla rete senza pagare i diritti alle case di produzione: prima si passa all’avviso e poi, in caso di recidività, al taglio della connessione. Più le eventuali multe e la creazione di una “black list” dei cattivi. “E’ un momento decisivo per un Internet civilizzato”, enfatizza Sarkozy. Suvvia, presidente, Internet è molto più civile della politica. I problemi della rete sono altri. ∞

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La situazione di Celentano è ottima

Adriano Celentano Il Molleggiato è tornato e la tv ringrazia. Adriano Celentano si concede una sola volta, su Rai1 e per poco più di un’ora e mezza, con uno spettacolo dal titolo vagamente francescano, “La situazione di mia sorella non è buona”. Lo stesso dell’album uscito in questi gironi. Dove per sorella si può intendere la terra. E ne ha di cose da dire Celentano nel suo show a due anni dal Rockpolitik: ad incominciare dai politici per passare agli ultrà e per arrivare alla gente, il “popolo” – come solo lui riesce ancora a chiamare le persone – il vero riferimento del cantante italiano più discusso di tutti i tempi.

La scelta di Celentano è questa volta più intimista: sono spariti gli studio allestiti a piazza per uno studio allestito quasi per ospitare i suoi amici, le persone che lui invita a supporto delle sue idee. Sì perché Celentano piace alla gente non solo per quello che dice ma per come lo dice. Parla di politici ed ecco che ne esce un’immagine diretta, senza giri di parole o imbellettature tipiche della televisione italiana e dei presentatori di professione.

L’istrionico Fabio Fazio, serve a Celentano per lanciare il tema più difficile, ovvero il rischio del nucleare, radiazioni e polveri sottili. Lui non dimentica nessuno – Casini, Berlusconi, D’Alema, la destra e sinistra – tutti pronti oggi a sostenere “che oggi le centrali nucleari sarebbero più sicure, ma – avverte il Molleggiato – il pericolo sono le scorie nucleari, che non si sa dove metterle. Per smaltirle ci vogliono 25 mila anni. Chi vi assicura che la sicurezza delle centrali nucleari non intacchi anche le falde acquifere?”. Come dire, facile annunciare oggi un mondo più sicuro e pulito, quando impegni il futuro così a lungo. In televisione invita a “investire nella ricerca, cercare quel traguardo che sembra irraggiungibile, ma che secondo me prima o poi ci si arriva, della fusione fredda senza scorie”. Ed è qui che Celentano accelera, quando dice quello che tutti intuiscono e pochi hanno la sapienza di dirlo con parole giuste: “I politici dicono che vogliono migliorare la qualità della vita, sono certo che la migliorano, ma per quanto tempo? Loro giocano su questo, sul tempo. I politici hanno fretta, non possono aspettare sennò perdono i voti “. Un esempio? “Prodi, forse è sulla strada giusta, fa promesse che si possono attuare ma il popolo non gradisce. Preferisce vivere meno”.

La politica, ancora la politica. “In campagna elettorale – taglia corto Celentano – si affannano ad annunciare le cose buone per il Paese, ed ecco la lista dei ‘dolci avvelenati’. Quindi le città sarebbero più illuminate, ci sarebbero più grattacieli, perché qualche deficiente identifica il benessere dall’altezza dei grattacieli, a partire dai Comuni che sono i mandanti di architetti kamikaze che distruggono ogni cosa. Il debito pubblico diminuirebbe perché faremmo a meno di comprare l’energia dalla Francia e dalla Germania. Quindi il cittadino verrebbe ingannato da una illuminazione al di fuori della propria vita mentre dentro di lui aumenterebbe il buio del cancro”. A questo punto, per Celentano, serve “guardarsi negli occhi con lo sguardo di chi non ha paura di mettere in discussione i progetti della Moratti e tutto ciò che è contro la natura. Se non lo farai non sarai un ‘ultra’ e il tuo partito invecchierà quando meno te lo aspetti”. Ritorna l’idea popolare di Celentano: “Il politico, quello vero, che dovrebbe fare della politica una missione, dovrebbe evitargli i pericoli per migliorare la qualità della vita. Non fa niente se le città sono meno illuminate”.

Celentano pesca nell’attualità e non dimentica due protagonisti delle recenti cronache politiche, citando Clemente Mastella e Silvio Berlusconi. Il primo dovrebbe capire “di aver sbagliato a togliere l’indagine a quel magistrato che sta indagando su di te e lo rimetti al suo posto”; il secondo dovrebbe capire che “se qualcuno crea un nuovo partito, io l’applaudo, è bellissimo. Però Silvio, se vuoi veramente voltare pagina devi fare una rivoluzione dentro di te. Dare un segnale concreto che non sei più quello di ieri”.

Un omaggio vero lo rende a Milena Gabanelli che al telefono si interroga sul motivi per cui i quotidiani non diano il dovuto risalto ai casi sollevati dal suo Report, trasmissione di Rai3: “Se all’Isola dei famosi c’è uno che va a casa o litiga con un altro, gli danno spazio”.

Un calcio alla politica e un calcio al pallone. E Celentano torna in goal, quando non dimentica la violenza negli stadi. Agli Ultrà chiede di fare la rivoluzione, rinunciando alla violenza: “Basta andare negli stadi con spranghe e bastoni a colpire la polizia. Cambiate il vostro simbolo, togliete l’accento e diventate ‘ultra’, seppellite gli oggetti di violenza che caratterizzano la vostra identità. Deve partire da voi l’input primitivo. Dal fango nasce il fiore più bello. Se lo farete, costringerete il potere a piegarsi agli ideali di amore, uguaglianza, bellezza”.

E poi c’è la musica, tanta musica con gli amici di sempre e che ritornano nell’ultimo album, Mogol e Gianni Bella, e quelli nuovi, come Carmen Consoli e Ludovico Einaudi (pure loro cooptati nell’ultima fatica). Non manca l’ironia di Antonio Cornacchione, Laura Chiatti, Max Pisu. E nemmeno quando canta, Celentano riesce ad essere leggero: mentre ritornano le note scorrono le immagini della repressione in Birmania e di Aung San Suu Kyi.

La Rai ci ha regalato una serata di vera televisione. E’ incredibile come la stessa televisione pubblica riesca ad allontanarci con i suoi “Porta a porta”, i suoi intrighi di palazzo malato ed a riavvicinarci ad essa con la stessa velocità. ∞

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Il “nein” tedesco all’IPhone con lucchetto

IPhone I giudici della Corte di Amburgo hanno sancito che è contrario alle leggi tedesche vendere in Germania l’IPhone e costringere il consumatore a legarsi obbligatoriamente e in esclusiva per almeno due anni ad un unico operatore, in questo caso T-Mobile. I giudici hanno così dato ragione a Vodafone, il secondo operatore in Germania, che aveva presentato una causa contro il matrimonio blindato AppleDeutsche Telekom. La partita non è ancora conclusa ma è probabile che, dopo la Francia, anche la Germania costringa Apple ad aprire ad altri operatori la sua ultima meraviglia tecnologica. Una politica quella di Apple – quella di distribuire IPhone nei vari paesi con una sola compagnia telefonica – dettata dalle prospettive di altissimi guadagni: Steve Jobs, grazie ad IPhone con il lucchetto, chiede ai vari operatori partner (At&T per gli Stati uniti, Orange per la Francia, O2 per l’Inghilterra) una percentuale sul traffico generato dai cellulari della Mela Morsicata. Cosa succederà in Italia? Apple non ha ancora trovato un accordo con Telecom, l’unica compagnia telefonica ad avere la rete Edge (IPhone non ha la tecnologia Umts…) ma il problema si riproporrà, con tutta probabilità, anche nel nostro Paese. Ufficialmente, l’accordo è sfumato a causa delle mancate garanzie di Copertino sulle quantità di IPhone da consegnare ai negozi, ma non è escluso che la questione riguardi anche le royalty. In linea di massima il Garante per le comunicazioni non vieta i cellulari con il lucchetto (è già successo) salvo pagare una somma o, addirittura, gratuitamente dopo 18 mesi ma a complicare le cose c’è il decreto Bersani, lo stesso che ha cancellato i costi delle ricariche, il quale permette al cliente di recedere dal contratto con un preavviso di 30 giorni. Rimane da capire se la via di fuga riguarda il solo contratto telefonico o anche l’apparecchio. Insomma un bel rebus che, con tutta probabilità, concorrerà a posticipare l’arrivo in Italia di IPhone. Ad eccezione di quei pochi fortunati che se lo sono fatto portare dagli States. E a questo proposito, IPhone sarà sul mercato francese a partire dal 29 novembre. La Francia, così come l’Italia, fanno parte dell’Unione europea dove è sancito il diritto di libera circolazione delle merci… ∞

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