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Alitalia, il fallimento

Quando gli aerei Alitalia volavano

Apprendo ora dall’Ansa che Cai ha ritirato l’offerta per Alitalia. Quindi nessun Airone nascerà dalle ceneri della vecchia compagnia aerea italiana. Non nutro particolare apprensione per una società che nel tempo è stato (mal)governata dalla politica e dai suoi faccendieri, camuffati da manager, che negli anni ha assunto gran parte del personale grazie alle raccomandazioni, che ha elargito denari grazie a contratti fuori mercato e privilegi, che ha uno dei peggiori servizi aerei del pianeta. Per una volta vinca il mercato: tutti a casa. L’Italia non deve più mantenere carrozzoni. Sparisca tutto e chi ha le gambe (o le ali) per rinascere, riprenda il volo e la via del cielo. ∞

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L’iPhone arriva in Italia

Ora è ufficiale: l’iPhone arriverà a breve in Italia. Tre le novità di un annuncio già anticipato: non sarà un solo gestore a commercializzare il telefonino della melamorsicata,  l’apparecchio avrà una connettività 3G, a larga banda e di terza generazione, e – terza novità – avrà una forma leggermente diversa dagli attuali, disponibile nelle versione da 8 e 16 Gb.

In Italia, l’iPhone sarà venduto contemporaneamente, probabilmente a partire dall’estate, da Telecom, con il  marchio Tim, e Vodafone, le quali dovranno ora proporre (o concordare) delle tariffe internet flat, per un apparecchio che, viste le caratteristiche, sarà sempre “always on”.

Entrambe i gestori hanno già firmato l’accordo, anche se Vodafone ha incluso il mercato italiano in un’intesa che prevede la vendita anche in Australia, Repubblica Ceca, Egitto, Grecia, Italia, India, Portogallo, Nuova Zelanda, Sudafrica e Turchia. Con tutta probabilità è l’estensione dell’accordo – che copre un bacino di  utenti di quasi un miliardo di persone, a far rientrare sul filo di lana Vodafone nel mercato italiano che pareva destinato in esclusiva a Telecom. Attualmente l’iPhone è in commercio dal 2007 in sei paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Irlanda e Austria.

La possibilità di sfruttare la larga banda garantirà di sfruttare appieno i nuovi servizi, già sviluppati da terze parti e disponibili nella rete, fino ad oggi limitati da una connessione Edge, troppo lenta (ma più economica). ∞

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Grillo e i giornalisti, un paio di firme le farei…

Da giornalista sul V2-Day di Beppe Grillo a sostegno dei tre referendum per l’abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria, per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti e della legge Gasparri: un paio di firme le metterei pure io. ∞

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Pechino 2008, la fiaccola si spegne a Parigi

Dopo le manifestazioni e gli scontri di ieri a Londra, la fiaccola olimpica è sbarcata ieri a Parigi: la protesta di attivisti per il Tibet e di Reporter senza frontiera hanno più volte bloccato il percorso, costretto gli organizzatori a stravolgere il programma e a fermare la sfilata prima del termine. Una necessità, oltre che una scelta, considerato che il sindaco Bernard Delanoe ha deciso di cancellare ogni cerimonia in onore della fiaccola cinese.

Le bandiere con i cinque cerchi olimpici trasformati in manette, simbolo della protesta attivata da Reporter senza frontiere, ha accompagnato con clamorose apparizioni il passaggio della torcia, sventolando sulla Torre Eiffel, sugli Champs Elysée, sul municipio di Parigi.

Il flop di una marcia trionfale ipotizzata (uno spot pro China lunga oltre 100 mila chilometri, tanto durerà la corsa ad ostacoli della fiaccola) è evidente nei numeri: ciascun tedoforo di turno era protetto a Parigi da un cordone ambulante lungo 200 metri e composto da 65 poliziotti in moto, 100 sui roller e altrettanti vigili del fuoco corridori.

Dopo Parigi, la fiaccola lascerà l’Europa per gli Stati Uniti: San Francisco, mercoledì, e Buenos Aires, venerdì. Nella città californiana, dove vive la terza comunità cinese del Nordamerica, le proteste sono già iniziate: oggi tre attivisti hanno scalato il Golden Gate (le immagini) e hanno appeso ai cavi di sostegno una bandiera del Tibet e due striscioni con su scritto: “One World, One Dream, Free Tibet” (un mondo, un sogno, Tibet libero).

La Cina ha condannato oggi le “vili azioni” dei manifestanti filotibetani di Londra. Da Repubblica.it: Per la prima volta il tg della notte della tv cinese ha brevemente accennato agli incidenti che hanno disturbato il passaggio della fiaccola olimpica, ieri a Londra e oggi a Parigi, nell’edizione delle 22 locali (le 16 italiane) del notiziario della principale rete della tv centrale, Cctv1. In precedenza, l’emittente ha mostrato immagini del passaggio della fiamma a Parigi, con una forte presenza di poliziotti e con l’inviato della Cctv che si rallegrava per “la calorosa accoglienza degli abitanti di Parigi, dei cinesi d’oltremare e degli studenti cinesi”.

Povera democrazia, povera informazione, povera China. ∞

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Rivolta in Tibet, una foto compromettente…

Scoop o falso buono per la contropropaganda? Ho ricevuto la foto da una newsletter di amici a cui sono iscritto, ma non sono riuscito a verificarne la fonte. Ve la propongo così come mi è stata recapitata. Questo il testo in francese della email:

“Une photo compromettante.
dimanche 30 mars 2008 par Jean-Paul Ribes.
Un commencement de preuve de l’implication de provocateurs chinois lors des émeutes de Lhassa le 14 mars dernier. Sur cette photo, prise par des observateurs britanniques, on voit nettement des militaires chinois recevoir de leurs officiers des  tenues de moines. Nous avions déjà formulé l”hypothèse de la participation de faux moines dans le déclenchement des actes de violence à Lhassa. Plusieurs témoignages nous étaient parvenus dans ce sens. Cette fois, les faits semblent avérés. Ils condamnent à la fois l” attitude des autorités chinoises et la propagande mensongère et haineuse qui a été développée et qui l’est toujours par ces mêmes autorités.Faites largement circuler ces documents. Source de la photo : agence gouvernementale des communications britanniques, reprise sur Phayul”.

Se vera, la foto dimostrerebbe come a Lhasa, capitale del Tibet una parte dei disordini dello scorso marzo non siano stati provocati dai monaci tibetani bensì da agenti provocatori dell’esercito cinese.

Giudicate voi. ∞

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Free Tibet

Questo blog aderisce alla campagna internazionale contro la repressione cinese in Tibet, tollerata dalla comunità internazionale. La scelta di assegnare le Olimpiadi 2008 alla Cina è stata un errore perché questo paese non rispetta i diritti umani e la libertà politica.

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Pechino 2008, spegnete quella torcia

Nessun politico, nessun rappresentante ufficiale e, forse, nessun sportivo, dovrebbe partecipare alle prossime Olimpiadi di Pechino 2008.

Il Tibet è uno stato sovrano, invaso nel 1949/1950 dalla Cina che da allora ha praticato una sistematica pulizia etnica, favorendo scientemente l’insediamento di centinaia di migliaia di cinesi così da rendere di fatto impossibile una successiva separazione di questo territorio. La Cina ha praticato in questi decenni una sistematica repressione politica, cultura e militare contro una popolazione pacifica: un atto di fatto tollerato dalla comunità internazionale a causa della chiusura di quei territori (ieri) e degli interessi economici (oggi).

Assegnare le Olimpiadi ad un paese che non rispetta i diritti umani è stato un errore, dettato da meri interessi politici ed economici.

Non stupisce che la protesta contro la repressione cinese in Tibet accadano in occasioni importanti, qual è stata ieri a Londra, la tappa del viaggio della fiaccola olimpica. Scontri tra polizia e un piccolo gruppo di manifestanti sono scoppiati fuori dallo stadio di Wembley, da dove la torcia ha iniziato il suo giro per la capitale britannica, imbiancata da una nevicata fuori stagione. Un dimostrante ha cercato di impadronirsi della torcia e di spegnerla con un estintore durante il suo passaggio per le strade a bordo di un tipico bus londinese a due piani. Altri tafferugli nella zona di Trafalgar Square. Almeno 30 persone sono state arrestate. Malgrado l’imponente dispositivo di sicurezza, centinaia di militanti pro-Tibet con cartelli e bandiere hanno atteso il passaggio della fiaccola lungo il percorso. L’ambasciatore cinese, la signora Fu Ying, che doveva portarla per un breve tratto accanto al British Museum, ha fatto da tedoforo a Chinatown, dove c’erano minori rischi di incontrare contestatori.

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Sarkozy punito dagli elettori

Sarkozy sconfitto alle amministrative  La Francia manda un avvertimento al suo presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy che, dal momento della sua elezione, ha guadagnato le prime pagine più per le cronache rosa di cui è stato protagonista, i suoi viaggi e le sue interperanze, che per la sua attività politica. Ieri, il primo turno delle elezioni comunali in Francia ha confermano l’avanzata della sinistra nei confronti dell’Ump che fino all’ultimo ha temuto un crollo che, in effetti, non c’è stato. Secondo un sondaggio Csa, le liste della sinistra e dei verdi avrebbero raccolto il 47,5% dei consensi contro il 40% delle liste di destra. Ma la vita del presidente è ancora lunga. ∞

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L’addio di Prodi alla politica: grazie Romano

Romano Prodi lascia la politica

E’ stato di parola, Romano Prodi. Più volte in passato aveva ribadito di “non essere uomo per tutte le stagioni” e che in caso di caduta del suo Governo si sarebbe ritirato. Ieri, il premier ha confermato la volontà di lasciare la politica attiva: “Il futuro è sempre bello. Io ho chiuso con la politica italiana, forse ho chiuso anche con la politica. Ma il mondo è pieno di occasioni e di doveri, c’è tanta gente che aspetta una parola di pace e di aiuto, e quindi c’è più spazio adesso di prima”.

Ho votato Prodi, credo che sia stato il premier che per due volte nell’ultimo decennio abbia risanato i conti pubblici pur tra le mille difficoltà determinate da coalizioni troppo eterogenee. Ora lascia perché sconfitto in Parlamento: nessuno l’ha mai fatto primo d’ora in Italia, paese di parrucconi e politici buoni per tutte le stagioni. Grazie Romano. ∞

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La vittoria di Zapatero in Spagna

 Zapatero vince in Spagna

Josè Luis Zapatero e il suo partito Psoe vincono le elezioni in Spagna e ampliano la maggioranza in Parlamento. il voto – preceduto dall’omicidio dell’esponente socialista Isaias Carrasco nei Paesi Baschi – ha confermato la fiducia al primo ministro: a scrutini quasi conclusi i socialisti ottengono il 43,74% dei consensi e 169 seggi contro il 40,13% e i 153 seggi del Partito popolare di Mariano Rajoy. In ogni caso, l’omicidio di Carrasco ha spinto gli elettori verso i due grandi partiti nazionali, dal momento che anche i Popolari hanno aumentato il proprio bacino elettorale e la propria forza parlamentare, mentre in calo risultano il Partito nazionale basco (Pnv), l’estrema sinistra di Izquierda Unida e gli indipendentisti catalani di Erc (queste ultime due forze politiche hanno sostenuto l’esecutivo di Zapatero). Tengono i nazionalisti moderati catalani di Convergenza e Unione. Alta l’affluenza alle urne, attorno al 75%, sui livelli record delle precedenti politiche, che si erano svolte nel marzo 2004 all’indomani delle stragi dei treni di Madrid firmate da Al Qaeda.

La vittoria di Zapatero dimostra come una sinistra possa essere forza di Governo e premiata dagli elettori se ha il coraggio di perseguire sulla via delle riforme verso uno Stato laico moderno, accettando il “rischio” di una censura da parte del Vaticano su questioni attuali (famiglia e la legge sulle coppie di fatto e i matrimoni gay). E la distanza tra Italia e Spagna: un paese in crescita, non solo economica. ∞

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Liechtenstein, la lista dei 400 finisce in procura

La Guardia di finanza hanno acquisito, nell’ambito della cooperazione internazionale prevista dai Paesi che aderiscono all’Ocse, i documenti della cosiddetta «black list» dei contribuenti che avrebbero i conti sulle banche del Liechtenstein e in particolare sulla Lgt. La lista conterebbe circa 400 nominativi alcuni dei quali, però, indicati solo con codici e con altre sigle. In questa prima fase si verificherà l’effettiva rispondenza tra le generalità indicate e il contribuente. I militari hanno inviato l’elenco alla procura di Roma che ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulle imposte eventualmente evase sui redditi. In particolare si lavorerà sul «valore aggiunto» e sulla «omessadichiarazione» dei redditi. E noi, comuni contribuenti mortali aspettiamo di conoscere i Pierini delle tasse presi con le mani nel vaso della marmellata. ∞

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Liechtenstein, l’ipocrisia della real banca

 La sede della Banca Lgt a Vaduz Lo scandalo dei conti off-shore in Liechtenstein nasce dal dossier ceduto, dietro compenso milionario, da un ex dipendente della banca Lgt alle autorità tedesche. A carico del bancario infedele, che vive ora protetto, il Liechtenstein ha avviato un’indagine chiedendo l’estradizione alla Germania.

Mi sorge naturale un’osservazione. La banca Lgt, come riferisce il sito ufficiale, è controllato dalla case regnante del Principato.Leggete quello che scrive la banca reale: “LGT Group è il maggior gruppo privato di Wealth & Asset Management in Europa, interamente nelle mani di una famiglia di imprenditori. Da oltre settant’anni la Casa regnante del Liechtenstein guida e controlla il gruppo LGT. Orientamento al lungo termine, stabilità e autonomia sono vantaggi dei quali approfittano tutti i nostri clienti…”. Non male, ma non è tutto. Sotto la voce “Investire con la Casa regnante”, il prospetto è ancora più accattivante: “Nella sua qualità di Family Office della Casa regnante, la LGT vanta una pluriennale esperienza nella strutturazione e nella gestione di patrimoni famigliari. A sua disposizione vi sono i medesimi servizi della Casa regnante, inclusa l’opportunità di investire nei medesimi strumenti di investimento. La sintonia di interessi tra clienti, collaboratori e proprietà che ne risulta è unica in tutto il settore bancario”. Complimenti. Già negli scorsi anni il Principato era stato oggetto di critiche perché sui conti  delle banche erano finiti i tesori delle criminalità dell’Est Europa e dei trafficanti colombiani.

E’ possibile che una banca – solitamente tanto attenta a controllare i nostri conti correnti da segnalarci immediatamente un “rosso” di poche centinaia di euro – non si preoccupi sulla provenienza di depositi per milioni di euro da parte di cittadini stranieri? Io non ci credo. E quel che è grave è che una monarchia basi il benessere del proprio Stato su denaro illecito, frutto di evasioni. ∞

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Liechtenstein, fuori i nomi degli evasori

Il Castello, simbolo del Liechtenstein Antonio Di Piero – scrive oggi il Corriere.it – vuol sapere i nomi «almeno dei politici italiani» che hanno conti in Liechtenstein e che sono compresi nella lista attualmente in possesso dell’Agenzia delle Entrate. Non solo dei politici ma di tutti, aggiungo io. Tonino sente già odore di campagna elettorale.

Il caso dei conti bancari segreti nel Liechtenstein è scoppiato dopo la gigantesca indagine avviata dalla Germania su centinaia di sospette evasioni fiscali avvenute sfruttando il segreto bancario del principato. Il governo di Berlino ha girato ad altri 9 Paesi dell’Ocse, compresa l’Italia, i dati che è riuscita ad ottenere pagando un informatore. Si tratterebbe di un ex dipendente della banca Lgt, su cui peraltro il Liechtenstein ha avviato un’indagine chiedendo l’estradizione alla Germania. Ma lo stesso principato si è detto disponibile ad avviare trattative per raggiungere un «compromesso ragionevole» con gli altri Paesi europei che chiedono maggiore trasparenza e più decisione nella lotta all’evasione fiscale.

Intanto c’è chi fa già outing: Rocco Buttiglione (Udc) ammette di avere conti in Liechtenstein, «ma solo perché sono stato professore e co-rettore presso una prestigiosa istituzione culturale, la International academy of philosophy. Non si tratta di un conto cifrato, ma un conto come quello della povera gente che prende lo stipendio. Su questo conto non avvengono operazioni da diversi anni, da quando non sono più attivo lì e dovrebbe esserci la ‘rilevante’ somma di 4.500 franchi svizzeri, pari a circa 3.000 euro. Il conto è ancora aperto ma è inattivo da molti anni. È una cosa nota che ho lavorato in Liechtenstein, lo sanno tutti. Nulla da nascondere». A parte la battuta infelice sulla “povera gente che prende lo stipendio”, a Rocco ricordiamo che noi – comuni mortali – dobbiamo lavorare per campare e paghiamo le tasse…

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Dalla Ue secondo schiaffo a Microsoft

Microsoft in difficoltà in Europa L‘Europa non porta bene a Microsoft che per la seconda volta in quattro anni subisce una supermulta. La commissione Ue ha chiesto 899 milioni di euro a Microsoft per abuso della sua posizione dominante. Già nel marzo del 2004 la Commissione Ue aveva condannato Microsoft e inflitto al gruppo di Bill Gates una supermulta da 497 milioni di euro. “E’ la prima volta in 50 anni che la Commissione Ue ha inflitto una multa per mancato rispetto di una decisione antitrust”, ha affermato il commissario Ue alla concorrenza Neelie Kroes. “Questa multa si riferisce quindi a una questione passata che è stata risolta”, è la replica dell’azienda americana.

Bruxelles accusa la società Usa di non aver rispettato gli obblighi fissati nella decisione del marzo 2004 entro il termine previsto del 22 ottobre 2007, continuando ad imporre “prezzi eccessivi e irragionevoli” per poter accedere alla propria documentazione informatica, in modo da rendere più difficile il dialogo tra i propri sistemi e quelli di gruppi concorrenti.

Niente male per un colosso che da pochi giorni ha aperto all’open source. ∞

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La piaga dell’evasione fiscale, dal Liechtenstein la lista dei disonesti

L’evasione paga in Italia Dopo Montecarlo, paradiso fuoriporta dei (non)contribuenti italiani, tocca ora al Liechtenstein. Dal principato è giunto al ministero delle Finanze l’elenco degli italiani con conti a Vaduz. “Sono decine gli italiani che figurano nella lista – ha confermato il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco -. Non solo nomi eccellenti; nella lista ci sono italiani di tutti i tipi”.

Fa sorridere che tutto è nato da un impiegato infedele della Liechtenstein Group Lgt, Heinrich Kieber, la banca di proprietà della famiglia regnante, che tre anni fa ha scambiato con i servizi segreti tedeschi per 4,2 milioni di euro il dischetto per computer sul quale aveva caricato i dati relativi alle transazioni segrete di quasi 1.400 clienti. Secondo la procura tedesca di Bochum ci potrebbe essere infatti anche un secondo informatore. Sempre secondo quanto trapela da fonti vicine all’inchiesta tedesca, oltre alla Lgt spunterebbe anche il nome di una banca svizzera, la Vontobel, che avrebbe fatto confluire nella sua filiale situata nel piccolo paradiso fiscale di importanti movimenti finanziari. Intanto Kieber, che potrebbe diventare bersaglio di personaggi legati alla criminalità organizzata è stato protetto dai servizi segreti tedeschi con una nuova identità.

Dalla Germania, l’informazione è stata diffusa agli altri stati che comparivano nell’elenco. Oltre all’Italia, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Spagna, Svezia, Norvegia, Finlandia insieme all’Australia e alla Nuova Zelanda. Una fonte dell’agenzia fiscale britannica ha fatto sapere che anche Londra avrebbe pagato “una gola profonda” 100 mila sterline per ottenere la lista dei depositi di cittadini britannici, circa un centinaio.

Visco ha assicurato che il governo italiano – come quello francese – non ha pagato per le informazioni, precisando che “a differenza di altri Paesi, in Italia non ci sono fondi riservati agli informatori fiscali”. La lista, secondo il ministero sarebbe stata concessa gratuitamente all’Agenzia delle Entrate italiane dalla direzione dell’anmmistrazione fiscale inglese. Ma che problema c’è se l’Italia avesse pagato per la lista che allo Stato – se esisterà la volontà politica – frutterà qualche centinaio di milioni di euro in tasse risarcite.

La vicenda Liechtenstein è diventata pubblica quando in un’inchiesta per evasione fiscale è rimasto coinvolto Klaus Zumwinkel, amministratore delegato di Deutsche Post. In Germania – dove nessuno ha sollevato polemiche per il pagamento dell’informatore fiscale – già 163 persone hanno ammesso di aver commesso illeciti. Secondo la procura di Bochum i rei confessi hanno versato 27,8 milioni di euro di arretrati mentre 72 persone si sono autodenunciate per evitare il carcere.L’evasione rimane in Italia una piaga sociale ed economica. Nessun governo ha avviato un’azione decisa contro gli evasori: negli Stati Uniti un evasore ha la certezza di decine di anni di carcere e l’espulsione dal sistema economico, perché gli sarà impedito di aprire una società o l’accesso alla banche. Il motivo? L’evasione mina il sistema economico del Paese: pagare le tasse significa mettere a repentaglio le entrate dello Stato e quindi il mercato, quanto di più sacro ci sia in un paese a libera concorrenza. Così hanno sconfitto Al Capone e la mafia. In Italia, dove comunque la pressione fiscale resta altissima e i servizi pubblici bassissimi, se evadi sei un modello da imitare. E nessuno ha mai rischiato il carcere. Un esempio? Sportivi, attori, manager ed altri disonesti, una volta pizzicati, hanno risarcito lo Stato per una somma inferiore al totale delle tasse che avrebbero dovuto pagare. Insomma, una farsa. E perché allora pagare le tasse? Non se ne parla e si parte per le gite nel Granducato o alle isole Cayman, ultimo vero paradiso per evasori e criminali. ∞

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