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BlogFest 2008, a Riva piove sul bagnato

A Riva del Garda è iniziato BlogFest 2008

A Riva del Garda è iniziato BlogFest 2008

L‘attesa era alta per la prima edizione di BlogFest, prima festa 2.0 con un programma ambizioso. L’esordio non è stato all’altezza. Spiace dirlo, ma questa è la verita. La prima impressione. E la pioggia non aiuta. Uno arriva a Riva del Garda in una giornata uggiosa e per (non) trovare accrediti e info certe è stato necessario passare attraverso tre punti dell’organizzazione. Certo diamo il beneficio dell’esordio ma qualcosa in più si poteva (e doveva) fare. Ammeto di non essermi iscritto online ma per essere a Riva del Garda sono rientrato apposta dalla ferie. E in ferie il mac riposa pure lui…

E’ pomeriggio inoltrato e sto ascoltando Franco Bernabè, ad di Telecom. Le immagini arrivano da Rovereto, sede del Museo di arte contemporanea, a Riva del Garda, al Palacongressi. In sala (Rovereto e Riva del Garda) c’è poca gente. O, almeno, al di sotto delle (mie) attese.

Sarà, ma anche il MartCamp mi sembra abbastanza moscio, al punto che poco fa lo stesso Bernabé ha detto (testuale) “Mi aspettavo domande un po’ più cattive…”.

Come inizio, rinuncio al voto. Non è elengante e, in questo caso, nemmeno conveniente. A presto. ∞

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I blogger lontani dai… blog

Facce da blogger Scrive Michele un post su una questione che da tempo stiamo dibattendo: ovvero quanto siano distanti dalla blogsfera e dai suoi fermenti alcuni tra i blog leader italiani. In particolare, Michele se la prende con i twitter che consenteno ai blogger di comunicare il loro quotidiano. Dice – tentando io di riassumerlo – il post: cosa importa a me, lettore, di sapere se tu stai andando al concerto o stai cucinando i biscotti o se ti prepari per la prossima conferenza? Poco o nulla, anzi alla lunga mi infastidisce perché fuori c’è un mondo diverso che merita di essere spiegato e raccontato.

Michele ha ragione. Da tempo noto tra i blogger, alcuni dei quali ritenevo essere tra i migliori e che ancora oggi segnalo sul mio blog, la tentazione malcelata di promuovere se stessi e le loro attività professionali, guarda a caso legate alla blogsfera, agli sponsor più o meno ricchi, e – soprattutto – a celebrare il loro piccolo, virtuale cenacolo, quasi fossero loro i tenutari del verbo. Non discuto la conoscenza e la professionalità di molti di loro, ma proprio perché preparati mi aspetto da loro sapere non tanto che sono andati in crociera grazie allo sponsor o che tengono i corsi (pseudo-universitari) o che girano di conference in conference. Da loro mi aspetto che contribuiscano in maniera forte e continuativa – da veri leader – alla diffusione di un nuovo modello di informazione, non più verticale (affidata agli editori tradizionali) ma orizzontale, fatta dagli utenti. Tutto il resto è, se va bene, fuffa o, peggio, un’autopromozione ai fini di lucro o narcisismo.

Resto convinto che il web 2.0 sia la risposta democratica della net-community alla nuova stagione della conoscenza e dell’informazione ma troppo spesso rimango deluso dai contenuti che ritrovo nella blogsfera. A partire proprio dai leader. A loro, pionieri e – perché no – professionisti (o quasi) della blogsfera chiedo ancora di più. Ed è per questo motivo che soffro sempre più la tendenza, in molti di loro, all’autocelebrazione, all’autocitazione, nel tentativo di conservare e rafforzare una sorta di cenacolo degli eletti. Io credo che il web abbia bisogno della loro intelligenza, così come quella di molte migliaia di persone che quotidianamente aprono il proprio blog.

Certo, nessuno mi costringe a leggerli o a continuare a mantenere la loro iscrizione nel mio aggregatore. Il problema è che io ogni mattina accendo il mio computer e, per prima cosa, apro il mio solido aggregatore, nella speranza di apprendere, leggere qualcosa che mi spinga ancora più in là nella ricerca e che almeno per quel giorno plachi la mia sete di conoscenza. Ecco perché a me – così come a Michele e, penso, a molti altri – delude una reiterata sufficienza autoreferenziale. Ma stiano tranquilli LorSignori, continueremo a leggerli. Almeno per ora. ∞

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