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Gaza, la strage degli innocenti

Bambini uccisi a Gaza

Bambini uccisi a Gaza

La tregua è servita a pianificare la vendetta reciproca. Non per costruire la pace. Hamas per rafforzarsi sul terreno della disperazione, Israele per individuare gli obiettivi nemici da annientare con le bombe. Le cronache di guerra che arrivano da Gaza rendono la verità evidente. E ancor più dolorosa.

In mezzo c’è la gente e i bambini, impazzati nel doloroso orrore della guerra: 500 morti in pochi giorni.

Manca un quarto soggetto: la diplomazia, assente quanto colpevole. Inutile, quanto costosa ed indifendibile con i suoi termini vuoti e inconcludente. Da mesi Hamas ed Israele preparavano lo scontro ma nessuno è intervenuto per scongiurare la catastrofe. E nessuno interviene ora per fermare la carneficina di civili palestinesi. Davide contro Golia. A parti inverse.

Da una parte i “terroristi” di Hamas, ma che a Gaza godono dell’appoggio della gente, stanca di decenni di potere corrotto dell’Anp; dall’altra la superpotenza israeliana, che in risposta ai razzi lanciati su Sderot risponde con i bombardamenti e l’invasione. Chi sono i più criminali: i miliziani di Hamas che si annidano tra i civili o coloro che colpiscono decine di bambini e civili inert pur di uccidere il menico? Non ho dubbi. Criminali sono entrambi.

Poveri bimbi di Gaza.

Il terrore di un bambino a Gaza

Il terrore di un bambino a Gaza

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Iraq, alla guerra con la guida turistica

La guerra in Iraq “Gli Usa hanno basato i piani per la ricostruzione del Iraq sulle informazioni di una vecchia guida turistica del Medio Oriente pubblicata dalla Lonely Planet”. Ad affermarlo è l’ex ambasciatore Usa Barbara Bodine, che faceva parte della task-force incaricata di pianificare il dopoguerra, nel corso dell’intervista rilasciata alla Bbc per la trasmissione “No plan, no peace”. Sempre dalla Lonely Planet, gli americani appresero dell’economia, della geografia e della cultura irachena. Insomma, un “non-piano” sulla ricostruzione fu elaborato anche grazie alle pillole informative pensate per turisti. I risultati della guerra per la democrazia in Iraq sono sotto gli occhi di tutti: instabilità del paese, 90 mila morti civili nel dopoguerra, migliaia di militari Usa e britannici caduti, e una spesa bellica di 500 miliardi di dollari. Quanti insulti merita questa ex ambasciatrice, incapace di tenere la bocca chiusa? Personalmente la manderei oggi stesso in Iraq ad aggiornare la guida Lonely Planet, così da farle scoprire che forse il paese era messo meglio prima dell’arrivo dei nuovi crociati per la democrazia. ∞

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