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iPad, le app dei giornali italiani sono nate vecchie

Repubblica e Corriere hanno dato grande risalto in questi giorni all’arrivo di iPad in Italia e, soprattutto, alle loro applicazioni per “leggere il giornale come mai l’avete letto prima”. E’ una bugia, probabilmente detta in buona fede ma rimane sempre una non verità. Le nuove funzionalità non ci sono, arriveranno. I giornali italiani sono già in ritardo.

Le applicazioni di Repubblica+ e Corriere per iPad sono già vecchie ed altro non sono che una riproduzione fotostatica o, se volete, un lettore pdf evoluto per leggere in maniera assolutamente tradizionale e cartacea l’edizione del giorno. Perché allora tanta enfasi? Semplice, perché quelle applicazioni sono a pagamento o richiedono un abbonamento per una lettura full del quotidiano in edicola. Quindi sono un business.

Fin qui nulla di male. Anzi, bene fanno Rep e Corsera ad affacciarsi al mercato digitale e all’online . Ma se Repubblica e Corriere vogliono entrare con applicazioni a pagamento, io – da utente – pretendo il meglio. Provate le applicazioni di Times, del Wall Street Journal (Wsj), Usa To Day o altri quotidiani, anche loro sono a pagamento ma la lettura è la navigazione dentro il quotidiano: esperienza diversa dalla riproduzione che offrono i giornali italiani.

Ai colleghi dei giornali consiglio di guardare ancora più avanti: Popular Scienze+ e The Elements. Questo è il nuovo modo di leggere o, meglio, di vivere un quotidiano o un contenuto online e digitale. Se accettate di entrare in Internet – almeno da un punto di vista tecnologico, di user experience, di grafica, di accessibilità e fruibilità dei contenuti – il quotdiano è oramai Carta Straccia.

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Google e OpenSocial, una giornata storica per il web 2.0

Il logo del nuovo servizio di Google, OpenSocial Google lancia un nuovo servizio: OpenSocial. Il nuovo servizio funziona, più o meno, così: OpenSocial fornisce una serie di API (piattaforme di programmazione) comuni per l’integrazione sociale delle applicazioni su più siti web. Con gli standard HTML e JavaScript, gli sviluppatori possono creare applicazioni che accedono a una rete sociale di amici e aggiornare i feed. In altre parole, l’utente può già ora, come “terza parte”, sviluppare un’applicazione che gira su tutte le piattaforme condivise ed esistenti (ad esempio, Facebook o LinkedIn) che aderiranno al nuovo network di OpenSocial. Molti siti – come riporta la pagina di presentazione di Google – hanno già implemtatato OpenSocial: Engage.com, Friendster, hi5, Hyves, imeem, LinkedIn, MySpace, Ning, Oracle, orkut, Plaxo, Salesforce.com, Six Apart, Tianji, Viadeo, and XING. Grazie alla potenza e alla capillarità della Rete, OpenSocial tenta di standardizzare questo approccio e lo fa alla Google: da modo closed a open… e tanti saluti alle mire egemoniche delle stesse piattaforme (Facebook) e dei produttori di software (Microsoft, per fare un altro esempio). Geniale. Se le premesse saranno confermate, ieri è stata davvero – come mi segnala Aldo – una giornata storica per il Web 2.0. ∞

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