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iPad, le app dei giornali italiani sono nate vecchie

Repubblica e Corriere hanno dato grande risalto in questi giorni all’arrivo di iPad in Italia e, soprattutto, alle loro applicazioni per “leggere il giornale come mai l’avete letto prima”. E’ una bugia, probabilmente detta in buona fede ma rimane sempre una non verità. Le nuove funzionalità non ci sono, arriveranno. I giornali italiani sono già in ritardo.

Le applicazioni di Repubblica+ e Corriere per iPad sono già vecchie ed altro non sono che una riproduzione fotostatica o, se volete, un lettore pdf evoluto per leggere in maniera assolutamente tradizionale e cartacea l’edizione del giorno. Perché allora tanta enfasi? Semplice, perché quelle applicazioni sono a pagamento o richiedono un abbonamento per una lettura full del quotidiano in edicola. Quindi sono un business.

Fin qui nulla di male. Anzi, bene fanno Rep e Corsera ad affacciarsi al mercato digitale e all’online . Ma se Repubblica e Corriere vogliono entrare con applicazioni a pagamento, io – da utente – pretendo il meglio. Provate le applicazioni di Times, del Wall Street Journal (Wsj), Usa To Day o altri quotidiani, anche loro sono a pagamento ma la lettura è la navigazione dentro il quotidiano: esperienza diversa dalla riproduzione che offrono i giornali italiani.

Ai colleghi dei giornali consiglio di guardare ancora più avanti: Popular Scienze+ e The Elements. Questo è il nuovo modo di leggere o, meglio, di vivere un quotidiano o un contenuto online e digitale. Se accettate di entrare in Internet – almeno da un punto di vista tecnologico, di user experience, di grafica, di accessibilità e fruibilità dei contenuti – il quotdiano è oramai Carta Straccia.

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Quotidiani e le “bad” news

L’home page di Repubblica Osservo stamani – ore 7,30 – l’hp di Repubblica, dopo aver scorso le altre dei maggiori quotidiani e mi tocca registrare che su 16 notizie, ben 13 erano “negative”. Gli argomenti erano nell’ordine, liti tra partiti (Prodi contro Cashmere Bertinotti, Berlusconi contro il sinistrorso Casini), , violenza sessuali da parte di preti americani su minori, omicidi, strage in un centro commerciale sempre in America, bimbi uccisi dalle mamme in Germania, incidenti sul lavoro, sedicenne morta per una tonsillite e quindi malasanità, le morti provocate dall’obesità in Italia, il faccia a faccia in tribunale dell’omicida con la madre della vittima, l’arresto di un presunto truffatore in Inghilterra. Le altre notizie? Il nucleare in Iran, dove si rischia una guerra a causa di quel pirla di Bush, le carte segrete di Craxi e tangentopoli, Padoa Schioppa che annuncia nuove tasse.

Forse io non capirò più nulla di giornalismo. E’ probabile, se questa è la priorità delle notizie. Se così è, resto intimamente convinto che il mondo, fuori dalle redazioni, non sia tutto beghe politiche, omicidi, tangenti e stupri. Certo, la denuncia pubblica va perseguita per taluni fatti, ma è altrettanto vero che la negatività, le cattive notizie pagano in termini di audience.  Mi chiedo se per “vendere” dobbiamo rincorrere sempre l’immondizia.

L’altro giorno ho incontrato Gilda Farrell, capo del Dipartimento dello sviluppo della coesione sociale del Consiglio d’Europa, la quale mi ha parlato dell’importanza dei media per una società inclusiva, dove gli individui siano maggiormente attenti e sensibili agli altri, a coloro che hanno culture e religioni diverse: “Purtroppo in Italia la situazione è peggiore che in altri paesi europei. Sui giornali e televisioni trova maggiore spazio e per più giorni la notizia del benzinaio morto durante una rapina in un quartiere di Napoli che l’impegno della gente dello stesso quartiere per migliorare la qualità sociale e contrastare la criminalità…”. Abbiamo forse, noi giornalisti, dimenticato che una società e il vivere quotidiano ha più voci, certo più sommesse e meno rumorose delle cattive notizie, ma altrettanto importanti. ∞

Ha ragione Ms. Farrell. Purtroppo ha dannatamente ragione.

ps. Nella conta avevo dimenticato l’unica vera notizia positiva riportata da Rep: l’Inter allunga in campionato. E da interista è un bel leggere.

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Fantastici Topolino e Paperino al tribunale della vita

Paperino e Topolino Luigi Ferrarella è un signor Giornalista. Scrive per il Corriere della Sera e presidia con in modo ingegneristico (e non solo) il Tribunale di Milano. Per anni l’ho avuto “contro”. Io scrivevo per Repubblica, lui per il Corsera: due giornali concorrenti su tutto, anche sui cronisti. Dalla rivalità è una nata un’amicizia. Seguo sempre, a distanza di anni, le sue cronache, puntuali e complete come poche se ne leggono in giro. Oggi, Luigi ci regala un articolo dei suoi: la convocazione dinnanzi al giudice di Paperino, Topolino, Titti e Paperina, per una causa che vede coinvolte Disney e Warner Bors. Le due major, che fanno parte dello stesso gruppo, sono parti lese in un caso di contraffazione di gadget a Napoli e il 7 dicembre i giudici attenderanno i quattro “pupazzi” in qualità di testimone. In realtà, si tratta – come scrive Luigi – di un errore di cancelleria, reso possibile e “animato” dal cortocircuito della burocrazia italiana. Quel giorno non vedremo i personaggi di Disney varcare il portone di via Freguglia a Milano. Chissà che il caso non trasformi in fumetto un luogo fisico, qual è Palazzo di Giustizia di Milano: una miniera di storie con personaggi fantastici. Ai più sconosciuti. Per una volta tanto, la fantasia riuscirebbe ad eguagliare la realtà. E lì dentro, ne sono certo, Luigi troverebbe un ruolo di primo piano. Lui è il Numero Uno. ∞

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Intervista a Springsteen

Bruce “The Boss” Springsteen Bella intervista del corriere.it a Bruce Springsteen e le sue radici (non solo) italiane. Il Boss, che sarà in Italia il 28 al Forum di Milano (già tutto esaurito), parla dell’America di oggi e del suo rapporto con le canzoni nuove e vecchie di un repertorio che non ha eguali. Da non perdere per i fan del Boss. ∞

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