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Ipad, il tablet cambierà la vita

Oggi è il grande giorno: l’Ipad arriva in Italia. Dopo mesi di rumors ed attese, ecco dunque che il tablet di Apple destinato a cambiare le nostre abitudini.

Io ho acquistato l’Ipad in Aprile durante un viaggio in California: ero scettico su Ipad ma mi sono ricreduto quando – appena arrivato all’aeroporto di Los Angeles – un ragazzino che lo usava. E poi negli store Apple, sempre i ragazzini che lo provavano.

Dopo due mesi di utilizzo provo a fare alcune considerazioni.

1. Ipad non è un computer ma un device/tablet destinato ad un utilizzo non professionale/lavorativo. Vi sembra banale? Invece è un punto di non ritorno. Mai rima d’ora un pc o un device direttamente arrivato dal mondo del computer era stato pensato e realizzato al di fuori del mondo lavorativo. E proprio i tablet saranno i protagonisti dei prossimi anni. Aspettiamo i concorrenti con Android e le potenzialità di Google (geolocalizzazione) applicate ai socialnetwork.

2. Ipad diverso da Iphone e Ipod. Sebbene usi lo stesso sistema operativo Ipad vive una vita a sé. Le dimensioni lo rendo scomodo fuori casa, ma dentro le mura domestiche ha un destino da re. Io ho ridotto dell’80 per cento l’uso del pc a casa (forte anche la novità). Guardate le due schermata di iTunes: la prima è la schermata di un Ipad, la secondo del mio Ipod. Noterete come lo spazio occupato da musica e video (Ipod), ceda progressivamente alle applicazioni (Ipad): a fare grande l’Ipad è utilizzo di determinate applicazioni (con forte utilizzo di grafica e video, oltre al collegamento online) senza l’obbligo di mettersi davanti al computer. Determinate applicazioni non sono semplicemente fruibili con l’iPhone o l’iPod a causa delle dimensioni dello schermo.

3. I vantaggi. Hanno già scritto tutto e tutti. Lo accendi con un click e non ha bisogno di aggiornamenti, driver e antivirus (provate un computer…), ha uno schermo touchscreen che funziona ed è utilizzabile al meglio (provate Kindle di Amazon, il miglior lettore di ebook al mondo…), l’Hd è vera (le immagini e video sono fantastici), è facile da usare (mio figlio di quattro anni usa solo l’ìPad e lo insegna a mamma), WiFi funziona (nonostante qc allarme appena uscito negli States)

4. Svantaggi. La memoria è poca, sopratttutto se acquistate un 16gb: io ho acquistato negli State il modello base ma lo sconsiglio. La soluzione ideale (visto il rapporto qualità/prezzo) è il 32gb. In Italia i gestori telefonici e 3G hanno rifatto l’ennesima truffa ai danni degli utenti: abbiamo le peggiori tariffe 3G dei Paesi avanzati. Manca la telecamera: arriverà ma questo fa arrabbiare. Geolocalizzazione: non è poi così efficiente ed efficace ed è probabile che Apple si giochi proprio su questo punto la guerra con i prossimi tablet targati Android e Google. Che io vedo come i futuri vincitori. A meno che…

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Search Wikia, la forza della trasparenza

Il logo di Search Wikia Riprendo a scrivere su Carta Straccia e riparto da Search Wikia, il nuovo motore di ricerca per la Rete che ha esordito il 7 gennaio scorso. E’ un’idea di Jimmy “Jimbo” Wales, fondatore di Wikipedia, a cui è slegato, e forse rappresenta la più concreta ed ambiziosa risposta allo strapotere di Google.

Search Wikia colpisce uno dei punti deboli del blob-monster di Mountain view, ovvero la privacy e dell’uso non sempre trasparente che Google fa dei dati lasciati dai suoi visitatori. Il mondo wikipediano e non solo è convinto che gli algoritmi di selezione – ovvero i meccanismi automatici o, meglio, i criteri con cui vengono individuati i contenuti riferiti alla parola chiave data dall’utente -, per quanto efficaci, non siano adeguati e, peggio, studiati per “ingannare” o pilotare gli utenti.

“Search Wikia” – lo annuncia lo stesso Wales – sarà aperta ai contributi degli utenti, i quali potranno collaborare e definire la pertinenza di un risultato rispetto a un altro. Tanto da influire anche sul cosiddetto “Page Rank” che ha fatto di Google il numero uno – ovvero il tasso di popolarità di una pagina web raggiunta in base alla quantità e alla qualità di link che conducono a quella pagina – e che in Search Wikia verrà per l’appunto “perfezionato” dall’esperienza degli utenti.

Search Wikia si doterà di tecnologie avanzate, tutte rigorosamente open source. E’ il caso del progetto Grub, sviluppato dal motore di ricerca Looksmart e qualche mese fa acquisito dalla stessa Wikia Inc. O come i progetti “Nutch” e “Lucene”, sviluppati dalla nota fondazione Apache, autrice dell’omonimo software, il più diffuso web server al mondo.

“Noi abbiamo bisogno di creare un nuovo motore di ricerca, che si applica sull’intelligenza umana per fare quello che gli algoritmi sono incapaci di fare”, rilancia Walles.

Il nuovo motore poggia in definitiva sulla filosofia che ha fatto di Wikipedia la prima risorsa web mondiale, e che si riassume in quattro punti: trasparenza (saranno pubblici gli algoritmi utilizzati), partecipazione (gli utenti potranno contribuire al perfezionamento del motore di ricerca), qualità (sarà migliorata l’accuratezza dei risultati offerti), e la privacy (nessun dato identificativo dei navigatori verrà archiviato o trasmesso).

Il successo di Search Wikia dipenderà molto dalla comunità web e da quanto la stessa – sempre pronta a criticare Google – sarà disponibile a costruire pezzo per pezzo il nuovo motore di ricerca. Con wikipedia tu costruisci qualcosa che ti coinvolge e che ti motiva, con Search Wikia è tutto diverso perché l’utente passa dalla sfera dell’interesse personale (informa la comunità su un aspetto o una voce che mi sta a cuore) ad un’opzione di ricerca che attivi in condizioni utilitaristiche: cerco qualcosa e lo voglio in fretta.

Gli scettici non mancano ma Google non ha perso tempo ed ha risposto con “Knol” (da “knowledge”, ovvero conoscenza in inglese), un servizio che permetterà a chiunque di scrivere un articolo su un determinato argomento e di pubblicarlo online. Proprio come già sta facendo da ben sette anni Wikipedia. ∞

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Beppe Grillo vince in Google.it

Beppe Grillo Beppe Grillo e il suo blog è la voce più ricercate del 2007 su Google.it. A confermarlo è Zeitgeist, il servizio di Google che monitorizza la voce “search” e che si appresta a redigere la top ten dell’anno. Nella lista delle voci più “cliccati” seguono il concerto di Vasco Rossi, i viaggi per l’India e la mostra del cinema di Venezia. Zeitgeist significa «spirito dei tempi» e la lista rispecchia quelli che sono i principali temi di interesse degli italiani. Il servizio esclude parole apparentemente molto ricercate perché non indicative di alcun trend. La lista dei dieci termini per il 2007 comprende: Beppe Grillo, Youtube, Badoo, Inps, Agenzia delle entrate,Myspace, Inter, Alitalia,Milan, Superenalotto. ∞

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Google, arriva l’hard disk virtuale

La sede di Google a Mountain View Di questo passo rischieremo tutti l’assuefazione da Google. Non passa settimana che Mountain View non sforni una novità, un’idea o un servizio. Bravi, davvero bravi. Tanto per non smentirsi la new entry è il disco rigido virtuale: il cliente scarica in rete tutti i documenti che può recuperare in qualsiasi momento e da qualsiasi posto. L’idea non è nuova ma se la offre Google può diventare “il” servizio. L’unica incertezza rimane il nome: in rete ne girano due, Platypus e GDrive (Google Drive). In linea con l’idea di Google, il servizio sarà gratuito fino a una carta capacità di archiviazione, per poi passare a pagamento nel caso il cliente richieda maggiore spazio per i suoi dati. ∞

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Il monopolio “light” di Google

Google Search    L’impressione, forse qualcosa di più, è che Google stia ormai muovendosi sul mercato da chi sa molto bene di aver raggiunto una posizione di monopolio ma non per questo intende accelerare i tempi per imporre il suo dominio o creare forme di business “unfriendly”.

E’ di questi giorni la notizia il lancio in 40 paesi, Italia compresa, dei servizi di search in affitto, servizi cioè ideati da Google e offerti alle aziende a consumo e interessate a ottimizzare le performance del proprio sito e la sua redditività. In teoria, tutte le aziende. I servizi search in affitto – contenuti nella suite Custom Search Business Edition – non richiedono per i clienti l’acquisto di nuovi hardware ma solo il software in licenza.

Il pacchetto Google include la Search Appliance e i cosiddetti Google Mini Investment, ovvero forme di contratto che prevedono i costi in base al lavoro svolto. Nel caso della Custom Search Engine “free edition”, il costo va da 100 fino a oltre 2.000 euro di canone annuo in funzione del numero di pagine da indicizzare, da 5.000 a 300.000). E per i clienti più esigenti (e facoltosi) Google ha pensato alla “business edition” della suite. Una volta installata, la Suite di Google attiverà in pochi minuti le funzioni del motore di ricerca Google e darà performance migliore al sito Web dell’azienda, gestendo al meglio il traffico dei visitatori, ovvero dei potenziali clienti.

I risultati premiano la creatività di Google. Secondo la società ComScore, la quota di mercato del motore di ricerca californiano sul mercato americano ha toccato in ottobre la punta massima del 58,5% (rispetto al 57% di settembre). Dietro la concorrenza arranca: Yahoo è ferma al 22.9%, Microsoft 9.7%, Ask.com 4.7% e il portale Aol di Time Warner chiude on il 4,2%. Tradotto in cifre, significa che negli Stati Uniti su 10,5 miliardi di ricerca, 6.1 miliardi sono transitati attraverso Google e il sito satellite YouTube. E’ monopolio? Può non esserlo ma non siamo molto distanti. ∞

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Google lavora per recuperare l’Italia nell’Android Challenge

Android Google    La risposta di Google è arrivata attraverso il blog ufficiale: il gruppo di Mountain View sta lavorando per far rientrare l’Italia in “Android Challenge”, il concorso che assegnerà 10 milioni di dollari per le migliori applicazioni sviluppate su Android, sistema operativo mobile sviluppato da Google e basato su piattaforma open source. Inizialmente il concorso aveva escluso Italia e Quebec, oltre agli “stati canaglia” (Cuba, Iran e Afghanistan e pochi altri) a causa di “restizioni locali”.

Il problema nasce perché che nel nostro Paese “le regole sulle manifestazioni a premio prevedono una serie di obblighi burocratici di notevole impatto per le aziende ed in particolare per le imprese che non hanno sede in Italia”. Inoltre il regime delle esclusioni si presta ad interpretazioni non univoche». Le parole di Google riprendono quanto è stato detto sui blog dal giorno della notizia dell’esclusione italiana, ma non aggiungono molto riguardo alle “interpretazioni non univoche”.  ∞

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Google gigante in borsa

L’hp di Google La previsione arriva da Crédit Suisse Group. Nel 2008 la quotazione del titolo di Google, il primo motore di ricerca del mondo, potrebbe raggiungere i 900 dollari per azione, contro gli attuali 658 dollari. Il rialzo, pari al 44 per cento, sarebbe determinato, secondo gli analisti, dall’entrata del gruppo di Mountain View sul mercato della telefonia mobile, grazie ad android, e della pubblicità sul Web. In particolare è quest’ultima voce a pesare di più nella stima al rialzo, in quanto Google diventerà di fatto “il sistema operativo” per gli inserzionisti. ∞

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Con Android nasce il NetMobile

Android di Google Inutile tentare di spiegare con dettagli tecnici le novità di Android, il nuovo sistema operativo mobile di Google il cui lancio è annunciato per i prossimi giorni. Arrivo tardi e per capire il tutto è sufficiente leggersi il sito dei fenomeni di Mountain View all’indirizzo di Android e guardarsi i video ufficiali (proposti sotto) e la saga di Androidology, disponibili su YouTube. Le prime immagini mostrano il funzionamento di Android. Nel video messo su YouTube il cofondatore in persona, Sergey Brin, prende la parola per lasciarla ad un ingegnere di Google. Nel secondo sono presentate le applicazioni che girano su un prototipo di cellulare. L’interfaccia è semplice – forse simile all’iPhone di Apple – perché sfrutta tutte le potenzialità del touch screen. Meglio spendere qualche riga per analizzare la filosofia o, meglio, l’approccio scelto dai ragazzi di Google per lo sbarco nella telefonia mobile. Innanzitutto, Android è frutto di un’alleanza allargata tra le maggiori società tecnologiche e di applicazioni wireless del mondo che ha unito forze e cervelli per sviluppare le basi della prima vera piattaforma aperta e globale per i dispositivi mobili. Oltre a Google sono della partita T-Mobile, HTC, Qualcomm, Motorola, tutti riuniti sotto lo scudo, appunto, della Open Handset Alliance. Nella Nuova Santa Alleanza c’è anche – come mi corregge Aldo – un po’ di Italia con Telecom. Il risultato è che Android porta il cellulare in Internet, ovvero l’esatto contrario di quanto è successo fino ad oggi con Internet sacrificato dentro lo schermo del telefonino. Dunque quello che potremmo chiamare NetMobile è già realtà, perché con Android siamo già nella rete, senza opzioni o passaggi intermedi. Non solo. Google continua senza compromessi o cedimenti la strada dell’open source. Ieri Google ha rilasciato il codice sorgente che permetterà agli sviluppatori di tutto il web di messo creare nuove applicazione e incentivare così la partecipazione alla piattaforma di Google. Attraverso la logica del social nerworking, Google consentirà agli utenti di beneficiare i centinaia di tool in grado di personalizzare i servizi che il singolo utente giudicherà utili. E per accelerare lo sviluppo, Google ha messo sul piatto un contest da 10 milioni di euro (in verità si tratta di due sottopremi da 5 milioni di euro) per i migliori pacchetti realizzati da terze parti. In altre parole, lo sviluppatore che presenterà la miglior applicazione per Android si porterà a casa la cifra milionaria. Più altri premi in denaro, sempre dell’ordine di centinaia di migliaia di dollari. Non male. Dal concorso globale (forse il primo della storia dell’uomo) sarà esclusa l’Italia e la regione del Quebec a “causa di restrizioni locali”, fanno sapere quelli di Google. La lista dei paesi esclusi comprende anche Cuba, Iran, Siria, Nord Corea, Sudan, e Myanmar (Birmania), ovvero i “paesi canaglia” per gli Stati Uniti d’America. E questo è l’ennesimo schiaffo all’Italia che crede nell’innovazione (non solo tecnologica). L’opzione open source non è stata scelta, ad esempio da Microsoft ed Apple, la quale non ha ancora rilasciato il codice sorgente di Iphone, costringendo gli utenti (fra i quali il sottoscritto) a ricorrere ad applicazioni di terze parti non perfettamente stabili. Un errore che, secondo gli analisti (e non solo), Steve Jobs pagherà caro. Google accetta di aprirsi al mercato e non la fa di certo per filantropia, bensì perché è convinta di imporre un nuovo standard per la telefonia mobile e mettere così le mani sulla pubblicità della rete. Il motore di ricerca Google smista oltre il 70 per cento del traffico di Internet, i suoi servizi (da Gmail a Gtalk, dalle mappe ai traduttori e così via) sono usati abitualmente e con soddisfazione da milioni di utenti. I colossi dei telefonini (Nokya, Motorola e Samsung), scossi nelle fondamenta dai nuovi arrivi (Apple e Skype) sono pronti ad adottare una piattaforma nata da Internet per Internet e che sarà ceduta loro gratuitamente. Android è l’uovo di colombo o, meglio, la gallina dalle uova d’oro di Google. Con buona pace dei concorrenti. ∞

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Google e OpenSocial, una giornata storica per il web 2.0

Il logo del nuovo servizio di Google, OpenSocial Google lancia un nuovo servizio: OpenSocial. Il nuovo servizio funziona, più o meno, così: OpenSocial fornisce una serie di API (piattaforme di programmazione) comuni per l’integrazione sociale delle applicazioni su più siti web. Con gli standard HTML e JavaScript, gli sviluppatori possono creare applicazioni che accedono a una rete sociale di amici e aggiornare i feed. In altre parole, l’utente può già ora, come “terza parte”, sviluppare un’applicazione che gira su tutte le piattaforme condivise ed esistenti (ad esempio, Facebook o LinkedIn) che aderiranno al nuovo network di OpenSocial. Molti siti – come riporta la pagina di presentazione di Google – hanno già implemtatato OpenSocial: Engage.com, Friendster, hi5, Hyves, imeem, LinkedIn, MySpace, Ning, Oracle, orkut, Plaxo, Salesforce.com, Six Apart, Tianji, Viadeo, and XING. Grazie alla potenza e alla capillarità della Rete, OpenSocial tenta di standardizzare questo approccio e lo fa alla Google: da modo closed a open… e tanti saluti alle mire egemoniche delle stesse piattaforme (Facebook) e dei produttori di software (Microsoft, per fare un altro esempio). Geniale. Se le premesse saranno confermate, ieri è stata davvero – come mi segnala Aldo – una giornata storica per il Web 2.0. ∞

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Google e Skype, la mani sui telefonini

Il nuovo cellulare “3 Skypephone” Dopo Apple, altri due “esterni” si affacciano al mondo della telefonia mobile: Google e Skype. Con i piedi ben piantati dentro Internet, di cui è il vero padrone, Google guarda al ricco mercato dei telefonini, proponendo nuovi servizi. Il colosso dei motori di ricerca mira a integrare sui cellulari, in modo semplificato, una serie di servizi tradizionali per il web come le cartine geografiche, le mail e gli ormai immancabili filmati di YouTube. L’annuncio arriva dal Wall Street Journal che fissa la data dell’annuncio della nuova strategia: entro due settimane. E’ di queste ore, invece, l’annuncio di un’iniziativa comune tra Skype e Logitech per migliorare la videochiamata: una nuova webcam con lenti di alta qualità, capace di tenere la posizione dell’utente al centro dello schermo, bilanciamento automatico della luminosità e del rumore. Insomma, il massimo da offrire ad un utenza che non è più solo consumer ma soprattutto business (30 per cento del traffico Skype). Questo dopo che la stessa Skype ha annunciato il lancio del primo cellulare “voice over Ip”: arriverà in quattro paesi d’Europa, Italia compresa. Il dispositivo si chiamerà “3 Skypephone” (Skype e l’operatore 3): chiamate gratuite tra tutti gli utenti Skype, e la possibilità di chattare tra i 256 milioni di utenti Skype registrati. Ne vedremo delle belle… ∞

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Google, buon compleanno

google.jpg Il motore di ricerca più consultato al mondo compie 10 anni. Buon compleanno e chiudiamola qui. Non spendo parole a celebrare chi ha vinto: lo hanno già fatto altri. Tromboni e non. Mi voglio limitare ad una sola domanda: Google avrebbe potuto nascere in Italia? No, è la mia risposta. Nessun banchiere, nessun finanziere o riciclatore di denaro sporco italiano avrebbe finanziato con il classico milione di dollari il progetto di due studenti ventenni. E viceversa, nessun studente italiano si sarebbe presentato a qualche “doppiopetto pettinato” in cerca di “capitale di ventura”. Google è una storia tutta americana: Larry Page e Sergey Brin, sono partiti da Stanford e, con il loro algoritmo, hanno conquistato il cuore di Internet. Oggi Google vale 164 miliardi di dollari.

P.s. Un amico mi racconta che negli States abbiano rivoltato come un calzino un’istituzione come il Mit: dove c’erano laboratori hypertech e microprocessori, ora ci sono open space dove si studiano le città del futuro. Qualcuno ha notizia del Cnr..?

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