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Le borse in calo sotto il peso dei mutui casa

Borsa di New York Giornata da dimenticare per le borse europee, che in un sol giorno bruciano 120 miliardi. Le cattive notizie, che determinano l’ondata di vendite, arrivano dai timori per un’inflazione in ascesa a causa del prezzo del petrolio (oggi a 96 dollari per barile ma destinato a superare la soglia psicologica dei 100)  ma soprattutto il tracollo dei titoli bancari sotto l’effetto della crisi dei mutui subprime americani. Credit Suisse, UBS e Citigroup i gruppi bancari nell’occhio del ciclone. Il rovescio di oggi è la conferma che la crisi dei mutui subprime americani non riguarda solo il mercato statunitense ma che i contraccolpi sono destinati a farsi sentire pesantemente in Europa, con la prospettiva concreta di un nuovo innalzamento del costo del denaro. Le banche sono in crisi a causa della poca liquidità che impedisce loro di muoversi sui mercati al meglio e questo a causa dell’impossibilità di recuperare i soldi prestati al mercato americano.
I numeri del crollo delle borse. Il bilancio finale vede il Milano perdere l’1,71% , mentre Parigi chiude a -2%, Francoforte -1,73%, Londra -1,88%, Zurigo -1,42%. %. A Piazza Affari in forte calo Unicredit, che lascia sul terreno quasi il 5%, ma la maglia nera delle blue chip spetta a fastweb che cede oltre il 5% che in poco più di una settimana é scivolato da oltre 40 euro a poco sotto i 31. Banco Popolare cede il 2,65%, Ubi Banca -2,35%, Mps -2,10%, Intesa Sanpaolo -1,80%. Tornando sui mercati internazionali, lo scivolone di Citigroup avviene nel giorno in cui sull’altro lato dell’Atlantico Credit Suisse ha annunciato svalutazioni di 1,8 miliardi di dollari legati alla crisi dei mutui subprime, mentre Merrill Lynch ha previsto ulteriori svalutazioni per 8 miliardi di dollari legate sempre alla crisi dei mutui. Perdono terreno anche altri titoli finanziari: Jp Morgan che cede il 4,21%, Goldman Sachs il 2% e Merrill Lynch l’1,51%.
Pignoramenti in aumento. La crisi dei mutui subprime attraversa ancora gli Stati Uniti, dove si registra un aumento dei pignoramenti immobiliari, che nel terzo trimestre sono addirittura raddoppiati rispetto al 2006, superando quota 600.000 (635.159). In termini concreti, almeno una famiglia su 196 non riesce più a sostenere la rata del mutuo e perde la casa. In 45 dei 50 Stati americani si è avuto un aumento dei pignoramenti e nel Nevada con un caso ogni 61 proprietari di una abitazione. L’aumento dei pignoramenti mette sul mercato un numero altissimo di case sul mercato con il conseguente calo dei prezzi. E questo per le banche significa perdere doppiamente: non riuscire a recuperare i soldi prestati ai risparmiatori e incassare ancora meno dalla vendite forzate.
“Tempi lunghi”. Data la gravità della situazione è arrivato l’intervento della Federal Reserve, la banca centrale americana che ha immesso sui mercati liquidità per 41 miliardi di dollari, una cifra altra le più ingenti dallo scorso agosto, quando scoppiò  la crisi dei mutui. La Fed continua a considerare «fragili» le condizioni del mercato finanziario, tanto che il presidente della Fed, Ben Bernanke, ha previsto tempi abbastanza lunghi per un ritorno alla normalità.

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Mutui casa, previsioni nere

ben-bernanke.jpeg Negli scorsi giorni avevo scritto su questo blog che la decisione della Federal Reserve di tagliare il costo del denaro, voluta per rilanciare le borse (con il denaro a minor costo, gli investimenti crescono), in realtà mascherava la prondità della crisi del mercato immobiliare americano, travolto dal collasso dagli Arm (i mutui a tasso variabile sugli acquisti delle prime case). Oggi, la conferma arriva dal presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke (nella foto), ovvero colui che ha deciso la misura a favore delle borse. Bernanke, sentito in audizione al Congresso Usa, ha dichiarato: “Le conseguenze della crisi dei mutui, in termini di perdite sui mercati finanziari mondiali, hanno superato anche le nostre previsioni più pessimistiche”. Bernanke ha aggiunto una previsione ancor più negativa: “Le insolvenze sui mutui sono destinate a crescere ancora”. Tradotto, significa che altri americani non riusciranno a pagare più a pagare il mutuo sulla prima abitazione e perderanno, con ogni probabilità, la casa. Cosa sta quindi avvenendo sui mercati internazionali? Dopo la crisi del mercato finanziario americano e i contraccolpi europei (il caso Northern Rock in Gran Bretagna), i risparmiatori non intendono più investire in operazioni meno trasparenti (e più redditizie). Ma se il “parco buoi” non immette benzina nel motore del mercato, le banche e gli operatori finanziari vanno in sofferenza. Insomma, chi ha mutui immobiliari a tasso variabile è destinato a vivere pericolosamente nei prossimi mesi. Anche in Italia.

Scheda: i Fed Funds, il tasso di sconto tra banche.

(ANSA) – ROMA, 17 AGO – Il tasso di sconto, tagliato oggi dalla Federal Reserve per attenuare il divario fra questo parametro ed i Fed Funds, rappresenta in sostanza il saggio al quale la banca centrale Usa concede prestiti al sistema bancario. Questo tasso, fino a poco tempo fa, aveva peraltro un’importanza più che altro simbolica, in quanto il riferimento era costituito appunto dai Fed Funds, vale a dire il tasso interbancario sul brevissimo termine. Il tasso di sconto ha però finito gradualmente con l’assumere un’importanza crescente, in quanto disciplina il saggio cui si applicano i prestiti di emergenza concessi dalla banca centrale al sistema bancario.
La decisione odierna di intervenire su questo tasso e non sui Fed Funds sembra quindi legata alle attuali condizioni di criticità dei mercati finanziari che evidenziano la necessità di finanziamento straordinario dall’istituto centrale alle banche.
(ANSA).

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Cara dolce casa

casa.jpg L‘onda lunga, partita dagli Stati Uniti ad agosto, è arrivata in Europa, passando per la Germania, la Gran Bretagna e l’Italia. Lo scossone dato dagli Arm (i mutui a tasso variabile sugli acquisti delle prime case) all’economia negli Usa ha provocato l’effetto domino: banche americane ed europee in crisi di liquidità (Northern Rock), piccoli risparmiatori in allarme e febrillazione nel mondo finanziario. Ieri la Federal Reserve ha tagliato il costo del denaro: i tassi sui Fed Funds (i prestiti tra banche a breve termine) è passato dal 5,25 al 5 per cento e il tasso di sconto è sceso al 5,25 . La decisione, presa per rilanciare le borse, fa capire in realtà quanto sia profonda la crisi del mercato immobiliare americano. Un esempio: ad agosto i pignoramenti per le case americane è cresciuto del 115 per cento rispetto allo stesso periodo 2006. Circa 245 mila famiglie americane hanno perso la casa, andata all’asta o passata di proprietà ad una banca. E in Italia? La notizia è che i mutui casa stanno crescendo anche da noi: il nostro mutuo ci costa oggi il 5,62 di interessi contro il 3,25 per cento dell’ottobre 2005. In soldoni, su un mutuo di 100 mila euro noi paghiamo oggi 600 euro di interessi in più rispetto allo scorso anno. Alla fine, il conto qualcuno deve pur pagarlo…

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