Il datore di lavoro o il tuo dirigente può leggere in modo del tutto legittimo le email aziendali dei dipendenti, a patto che l’azienda abbia imposto la comunicazione della password del computer e della posta al superiore gerarchico. A stabilirlo è la Corte di Cassazione che ha confermato la sentenza di assoluzione decisa dal Tribunale di Torino nei confronti di un datore di lavoro che aveva letto le e-mail aziendali di una dipendente. La donna era stata licenziata in seguito proprio a causa dei contenuti della posta elettronica.
La decisione è sorprendente. Sacro il principio che sancisce l’allontanamento del dipendente che agisce contro gli interessi dell’azienda, ci si domanda se il rapporto di forza – ad esempio, al momento dell’assunzione – sia equilibrato fra datore di lavoro e dipendente (pronto a sacrificare la privacy per il posto fisso…) oppure dell’uso seriale che un superiore potrebbe decidere nei confronti del subalterno che così si vedrebbe privato della riservatezza, altro principio riconosciuto ad una persona umano. Io non gradirei l’intrusione del capo nel mio computer, dentro cui custodisco anche cose riservate, certo non contrarie all’azienda per cui lavoro ma pur sempre private. Certo posso attivare una casella di posta elettronica di uno dei tanti operatori della rete, ma l’escamotage non salva il diritto violato.
Il Grande Fratello sempre più presente non ha bisogno certo dei giudici per metterci sotto la sua lente di ingrandimento. ∞