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Concorrenza Taiwan all’iPhone

La sfida ad Apple e all’iPhone arriva da Taiwan, dove Htc ha presentato il suo modello Diamond Touch. Design modernissimo con sistema operativo Windows mobile 6.1., l’ultimo nato è caratterizzato da dimensioni compatte, dalla navigazione Internet e dall’interfaccia tridimesionale TouchFlo 3D. Htc offre una navigazione Internet in connettività wireless con velocità paragonabile a quella broadband con Hsupa e Hsdpa che viaggia a 7.2 Mbps. ∞

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L’iPhone arriva in Italia

Ora è ufficiale: l’iPhone arriverà a breve in Italia. Tre le novità di un annuncio già anticipato: non sarà un solo gestore a commercializzare il telefonino della melamorsicata,  l’apparecchio avrà una connettività 3G, a larga banda e di terza generazione, e – terza novità – avrà una forma leggermente diversa dagli attuali, disponibile nelle versione da 8 e 16 Gb.

In Italia, l’iPhone sarà venduto contemporaneamente, probabilmente a partire dall’estate, da Telecom, con il  marchio Tim, e Vodafone, le quali dovranno ora proporre (o concordare) delle tariffe internet flat, per un apparecchio che, viste le caratteristiche, sarà sempre “always on”.

Entrambe i gestori hanno già firmato l’accordo, anche se Vodafone ha incluso il mercato italiano in un’intesa che prevede la vendita anche in Australia, Repubblica Ceca, Egitto, Grecia, Italia, India, Portogallo, Nuova Zelanda, Sudafrica e Turchia. Con tutta probabilità è l’estensione dell’accordo – che copre un bacino di  utenti di quasi un miliardo di persone, a far rientrare sul filo di lana Vodafone nel mercato italiano che pareva destinato in esclusiva a Telecom. Attualmente l’iPhone è in commercio dal 2007 in sei paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Irlanda e Austria.

La possibilità di sfruttare la larga banda garantirà di sfruttare appieno i nuovi servizi, già sviluppati da terze parti e disponibili nella rete, fino ad oggi limitati da una connessione Edge, troppo lenta (ma più economica). ∞

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Samsung F700, il clone dell’iPhone

Samsung F700

Se uno è un po’ distratto rischia davvero di scambiarlo per un iPhone di Aplle. eppure è il nuovo modello di Samsung, in sigla F700. Del fratello maggiore della melamorsa ha quasi tutto e, forse qualcosa di più. I tipi di Wired l’hanno già battezzato iFraud: cercate sul vocabolario e capirete… Io rimango per l’originale. ∞

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I-Day in Francia, I-Phone libero a 749 euro

I-Phone sbarca in FranciaTutto è pronto in Francia per I-Day. Oggi è previsto il lancio dell’I-Phone sul mercato transalpino: 399 euro per l’oggetto con l’operatore imposto, Orange, e 749 euro il fio da pagare per un I-Phone “libero” da vincoli e royalty da versare a Steve Jobs: ben 250 in meno rispetto a T-Mobile. Tra i profili tariffari del provider transalpino ci sono piani dal costo variabile tra 49 e 119 € al mese; 500 sono i MB mensili disponibili alla navigazione su web mentre accesso modem, VoIP, P2P ed anche i newsgroup sono proibiti. Incominciano a farmi simpatia quanti, sfidando il lucchetto, hanno “liberato” il meraviglioso oggetto mobile, comprandolo negli States a 399 dollari più tasse, per una spesa di 290 euro. Qualcuno dovrebbe chiedere ragione ad Apple, sempre così attenta ai (propri) diritti e interessi, del cambio alla pari tra dollaro ed euro. ∞

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Google lavora per recuperare l’Italia nell’Android Challenge

Android Google    La risposta di Google è arrivata attraverso il blog ufficiale: il gruppo di Mountain View sta lavorando per far rientrare l’Italia in “Android Challenge”, il concorso che assegnerà 10 milioni di dollari per le migliori applicazioni sviluppate su Android, sistema operativo mobile sviluppato da Google e basato su piattaforma open source. Inizialmente il concorso aveva escluso Italia e Quebec, oltre agli “stati canaglia” (Cuba, Iran e Afghanistan e pochi altri) a causa di “restizioni locali”.

Il problema nasce perché che nel nostro Paese “le regole sulle manifestazioni a premio prevedono una serie di obblighi burocratici di notevole impatto per le aziende ed in particolare per le imprese che non hanno sede in Italia”. Inoltre il regime delle esclusioni si presta ad interpretazioni non univoche». Le parole di Google riprendono quanto è stato detto sui blog dal giorno della notizia dell’esclusione italiana, ma non aggiungono molto riguardo alle “interpretazioni non univoche”.  ∞

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Con Android nasce il NetMobile

Android di Google Inutile tentare di spiegare con dettagli tecnici le novità di Android, il nuovo sistema operativo mobile di Google il cui lancio è annunciato per i prossimi giorni. Arrivo tardi e per capire il tutto è sufficiente leggersi il sito dei fenomeni di Mountain View all’indirizzo di Android e guardarsi i video ufficiali (proposti sotto) e la saga di Androidology, disponibili su YouTube. Le prime immagini mostrano il funzionamento di Android. Nel video messo su YouTube il cofondatore in persona, Sergey Brin, prende la parola per lasciarla ad un ingegnere di Google. Nel secondo sono presentate le applicazioni che girano su un prototipo di cellulare. L’interfaccia è semplice – forse simile all’iPhone di Apple – perché sfrutta tutte le potenzialità del touch screen. Meglio spendere qualche riga per analizzare la filosofia o, meglio, l’approccio scelto dai ragazzi di Google per lo sbarco nella telefonia mobile. Innanzitutto, Android è frutto di un’alleanza allargata tra le maggiori società tecnologiche e di applicazioni wireless del mondo che ha unito forze e cervelli per sviluppare le basi della prima vera piattaforma aperta e globale per i dispositivi mobili. Oltre a Google sono della partita T-Mobile, HTC, Qualcomm, Motorola, tutti riuniti sotto lo scudo, appunto, della Open Handset Alliance. Nella Nuova Santa Alleanza c’è anche – come mi corregge Aldo – un po’ di Italia con Telecom. Il risultato è che Android porta il cellulare in Internet, ovvero l’esatto contrario di quanto è successo fino ad oggi con Internet sacrificato dentro lo schermo del telefonino. Dunque quello che potremmo chiamare NetMobile è già realtà, perché con Android siamo già nella rete, senza opzioni o passaggi intermedi. Non solo. Google continua senza compromessi o cedimenti la strada dell’open source. Ieri Google ha rilasciato il codice sorgente che permetterà agli sviluppatori di tutto il web di messo creare nuove applicazione e incentivare così la partecipazione alla piattaforma di Google. Attraverso la logica del social nerworking, Google consentirà agli utenti di beneficiare i centinaia di tool in grado di personalizzare i servizi che il singolo utente giudicherà utili. E per accelerare lo sviluppo, Google ha messo sul piatto un contest da 10 milioni di euro (in verità si tratta di due sottopremi da 5 milioni di euro) per i migliori pacchetti realizzati da terze parti. In altre parole, lo sviluppatore che presenterà la miglior applicazione per Android si porterà a casa la cifra milionaria. Più altri premi in denaro, sempre dell’ordine di centinaia di migliaia di dollari. Non male. Dal concorso globale (forse il primo della storia dell’uomo) sarà esclusa l’Italia e la regione del Quebec a “causa di restrizioni locali”, fanno sapere quelli di Google. La lista dei paesi esclusi comprende anche Cuba, Iran, Siria, Nord Corea, Sudan, e Myanmar (Birmania), ovvero i “paesi canaglia” per gli Stati Uniti d’America. E questo è l’ennesimo schiaffo all’Italia che crede nell’innovazione (non solo tecnologica). L’opzione open source non è stata scelta, ad esempio da Microsoft ed Apple, la quale non ha ancora rilasciato il codice sorgente di Iphone, costringendo gli utenti (fra i quali il sottoscritto) a ricorrere ad applicazioni di terze parti non perfettamente stabili. Un errore che, secondo gli analisti (e non solo), Steve Jobs pagherà caro. Google accetta di aprirsi al mercato e non la fa di certo per filantropia, bensì perché è convinta di imporre un nuovo standard per la telefonia mobile e mettere così le mani sulla pubblicità della rete. Il motore di ricerca Google smista oltre il 70 per cento del traffico di Internet, i suoi servizi (da Gmail a Gtalk, dalle mappe ai traduttori e così via) sono usati abitualmente e con soddisfazione da milioni di utenti. I colossi dei telefonini (Nokya, Motorola e Samsung), scossi nelle fondamenta dai nuovi arrivi (Apple e Skype) sono pronti ad adottare una piattaforma nata da Internet per Internet e che sarà ceduta loro gratuitamente. Android è l’uovo di colombo o, meglio, la gallina dalle uova d’oro di Google. Con buona pace dei concorrenti. ∞

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Arrivano i telefonini Vodafone

Il marchio Vodafone L’oligopolio è rotto e non tornerà più. Dopo i colossi esterni (Apple, Skype e Google) nel campo della telefonia entra anche un operatore: Vodafone, che ha deciso di puntare sulla vendita di cellulari a marchio proprio. La strategia è già delineata. Oltre a nuovi tariffari, tutti orientati ad Internet, Vodafone farà business con i cellulari che piazzerà attraverso la propria catena di negozi. Saranno cellulari versatili, ad alto contenuto tecnologico, e già si parla di un nuovo standard, molto più veloce dell’Umts (magari da proporre in esclusiva), in grado di contrastare l’arrivo di IPhone e dei cellulari di prossima generazione. Insomma, un concentrato di opzioni (telefonia, musica, video, foto, documenti) e servizi (Net-Oriented) da offrire ad un’utenza sempre più esigente.  Non a caso, il partner scelto, secondo i rumors di mercato, è Huawei Technologies, la società asiatica già in affari con Vodafone grazie al modem Usb che permette il collegamento facile a larga banda. Nokia, Motorola, Samsung  e Htc sono avvertite. Le regole del mercato sono cambiate e in palio c’è la supremazia nella fascia medi alta del mercato. ∞

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