Segnalo questo articolo apparso sull’edizione online del Corsera. La crisi economica la pagano soprattutto i giovani. L’Italia è un paese vecchio che non guarda al futuro.
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Alitalia, il fallimento
Apprendo ora dall’Ansa che Cai ha ritirato l’offerta per Alitalia. Quindi nessun Airone nascerà dalle ceneri della vecchia compagnia aerea italiana. Non nutro particolare apprensione per una società che nel tempo è stato (mal)governata dalla politica e dai suoi faccendieri, camuffati da manager, che negli anni ha assunto gran parte del personale grazie alle raccomandazioni, che ha elargito denari grazie a contratti fuori mercato e privilegi, che ha uno dei peggiori servizi aerei del pianeta. Per una volta vinca il mercato: tutti a casa. L’Italia non deve più mantenere carrozzoni. Sparisca tutto e chi ha le gambe (o le ali) per rinascere, riprenda il volo e la via del cielo. ∞
Berlusconi e un governo molto azzurro
Il quarto governo Berlusconi è targato Forza Italia. Il partito del premier Berlusconi porta a casa otto incarichi tra i ministri con portafoglio mentre gli altri quattro sono distribuiti tra An e Lega. E gli azzurri si assicurano anche quattro dei nove ministri senza portafoglio: i restanti vanno due alla Lega, due per An e uno per Gianfranco Rotondi (Dc). La composizione dell’esecutivo fa capire come il Centrodestra (ovvero Berlusconi) ha letto la vittoria elettorale, proclamando i vincitori (Forza Italia, seguita da An).
La squadra di governo su cui l’Italia conta di ricominciare la legislatura è dunque la seguente: Franco Frattini (Fi) agli Esteri, Roberto Maroni (Lega Nord) all’Interno, Angelino Alfano (Fi) alla Giustizia; Ignazio La Russa (An) alla Difesa; Giulio Tremonti (Fi) all’Economia; Claudio Scajola (Fi) allo Sviluppo economico; Luca Zaia (Lega) alle Politiche agricole, Stefania Prestigiacomo (Fi) all’Ambiente, Altero Matteoli (An) all’Infrastrutture; Maurizio Sacconi (Fi) al Welfare, Maria Stella Gelmini (Fi) alla Pubblica Istruzione, Sandro Bondi (Fi) ai Beni Culturali.
I 9 ministri senza portafoglio, che accontenta gli esclusi e bilancia gli equilibri interni, si apre con Umberto Bossi (Lega) alle Riforme; Raffaele Fitto (Fi) ai Rapporti con le Regioni e Elio Vito (Fi), che perde la Giustizia ma va ai Rapporti con il Parlamento, Andrea Ronchi (An) alle Politiche europee; Renato Brunetta (Fi) alla Pubblica amministrazione e Innovazione; Roberto Calderoli (Lega) alla Semplificazione; Giorgia Meloni (An) alle Politiche giovanili; Mara Carfagna (Fi) alle Pari Opportunità; Gianfranco Rotondi (Dc), che strappa il ministero dell’Attuazione del programma.
La lista degli esclusi eccellenti comprende con Michela Brambilla (bruciata dalla Prestigiacomo ma che sarà, come ha assicurato Berlusconi il viceministro della Sanità), Lucio Stanca (sorpassato da Brunetta) e Adriana Poli Bortone che doveva andare alla Politiche comunitarie.
Buon lavoro al Governo, più giovane del precedente e forte di una maggioranza vera. ∞
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Dichiarazione dei redditi, tutti ma proprio tutti
E’ giusto che le dichiarazioni di redditi siano pubbliche: lavoro, guadagno, pago le tasse. Non devo niente a nessuno. Men che meno spiegazioni sull’entità del mio reddito. In questi giorni, i quotidiani hanno riempito le cronache sulla pubblicazione on line dei dati in mano all’Agenzia delle entrate. Mi aspetto da questi stessi quotidiani che un giorno o l’altro pubblichino l’elenco di chi le tasse non le paga, altrimenti in questo paese pruriginoso in prima pagina finiscono solo coloro che le tasse le pagano per davvero: personalmente mi fa girare gli zebedei leggere che dichiaro più di qualche industrialotto o commerciante o professionista o artigiano con la Porche in garage e gli appartamenti intestati ai parenti. Ma questa è informazione e, forse, è chiedere troppo. E’ più facile copiare l’elenco del telefono. ∞
ps. Il mio reddito – quello pubblicato dai giornali e di cui non ricordo l’anno – mi dicono essere di 66 mila euro.
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Primo maggio, un lavoro per vivere non per morire
Primo maggio, festa dei lavoratori. Ha ragione il presidente Napolitano: “Basta morti sul lavoro”. Senza dimenticare l’altra emergenza: i precari. ∞
Grillo e i giornalisti, un paio di firme le farei…
Da giornalista sul V2-Day di Beppe Grillo a sostegno dei tre referendum per l’abolizione dei finanziamenti pubblici all’editoria, per l’abolizione dell’Ordine dei giornalisti e della legge Gasparri: un paio di firme le metterei pure io. ∞
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Strage alla acciaieria ThyssenKrupp, un omicidio volontario
A meno di tre mesi dalla strage, la procura di Torino chiude la prima fase dell’inchiesta sull’incendio che nella notte tra il 5 e il 6 dicembre costò la vita a sette operai della ThyssenKrupp. I magistrati contestano l’accusa di omicidio volontario all’amministratore delegato del gruppo in Italia, Harald Espenhahn, mentre per gli altri (Gerald Priegnitz e Marco Pucci, ai quali si sono aggiunti due dirigenti dello stabilimento torinese) resta in piedi il «classico» omicidio colposo.
E’ la prima volta che per morti sul lavoro ai titolari o rappresentanti delle imprese è rivolta l’accusa di aver ucciso in maniera volontaria, – come un assassino – dei propri dipendenti. Secondo il magistrati infatti, I dirigenti delle acciaierie ThyssenKrupp sapevano che gli operai del proprio stabilimento rischiavano la vita ogni volta che entravano a lavorare, eppure hanno colpevolmente evitato di adottare le necessarie misure di sicurezza antincendio. Uno di essi, addirittura, Harald Espenhahn, l’amministratore delegato del gruppo italiano, avrebbe mandato i lavoratori incontro alla morte con la piena consapevolezza che, nei reparti sguarniti della fabbrica, un incendio sarebbe potuto scoppiare da un momento all’altro.
Mi chiedo ad alta voce se questa misura – su cui si può concordare e firmata dall’immancabile procuratore Raffaele Guariniello – sarebbe stata decisa in altre condizioni, con meno riflettori puntati sul caso, che rimane di una gravità estrema. Il contrario sarebbe grave, così come sarebbe altrettanto grave se magistrati e giudici non applicassero lo stesso metro. ∞
Mutui, ecco come sostituire il contratto
Negli scorsi mesi è stato scritto e discusso su questo blog del rischio di un aumento di tassi di interesse e dei costi dei mutui. Da più parti si prevede un 2008 molto difficile per i risparmiatori e i piccoli investitori che hanno sottoscritto impegni finanziari a condizioni non più favorevoli o sostenibili. La legge – grazie al Governo Prodi – prevede ora di scambiare un mutuo ma le banche non facilitano certo l’operazione e, nonostante questo, nel 2007 la quota di mercato dei mutui di sostituzione è triplicata.
Il Sole 24 Ore propone un servizio ragionato sulle nuove opportunità e pubblica la lista di tutte le banche che offrono contratti di scambio, con le caratteristiche, i costi e i requisiti per poter accedere , con una scheda che illustra le differenze tra surroga e sostituzione anche alla prova del Fisco: “Occorre sempre ricordare che il trasloco serve se il tasso pagato cala almeno dello 0,3-0,4%. Ecco alcuni esempi di test allo sportello, con le risposte delle banche alla domanda sull’offerta di prodotti di scambio. Tuttavia il percorso di chi sceglie di uscire da un vecchio contratto troppo costoso è ancora irto di ostacoli . Intanto le banche sono al bivio tra la concorrenza e il tentativo di recuperare redditività con nuovi balzelli, come spiega il fondo di Marco Liera“. ∞
L’Italia del Malaffare, la denuncia della Corte dei Conti
“Nel sottore dei lavori pubblici, delle forniture e nella Sanità esiste un quadro di corruzione ampliamente diffusa”. L’affermazione è del procuratore generale della Corte dei Conti, Furio Pasqualucci, nel suo discorso in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
Tangentopoli, Mani Pulite, Prima Repubblica: le sigle passano ma gli italiani, con la loro cultura, restano. E ci lamentiamo dei nostri politici: è la cultura italiana, il senso civico del nostro paese che soffre di un male incurabile… ∞
Rogo ThysenKrupp, la settima croce
E’ morto ieri, 30 dicembre 2007, nel primo pomeriggio, nell’ospedale Cto di Torino, Giuseppe Demasi, 26 anni, il settimo operaio rimasto ferito nell’incendio avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 dicembre nello stabilimento di Torino della ThyssenKrupp. Era l’unico rimasto in vita dopo la tragedia. Nell’incendio era morto sul colpo Antonio Schiavone, poi nelle settimane successive si sono verificate le altre morti. Demasi era stato sottoposto a tre interventi chirurgici, ma nei giorni scorsi le sue condizioni si erano aggravate. Le altre sei vittime della strage alle acciaierie di Torino sono Antonio Schiavone, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rocco Marzo, Antonio Santino e Rosario Rodinò.
In segno di lutto, la città di Torino ha cancellato i festeggiamenti di capodanno 2007. Una decisione giusta nel rispetto del dolore delle famiglie. ∞
Finanziaria 2008 e pensioni: tutte le novità
Dal sito del Sole 24 Ore si possono leggere e scaricare le novità riguardanti il welfare e le pensioni, contenute nella Finanziaria 2008. Questo il link. ∞
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I fatti del 2007: non dimentichiamo la Birmania
Il sondaggio di Ipr Marketing per Repubblica conferma che per gli italiani il fatto più significativo del 2007 è stato la marcia dei monaci contro la giunta militare in Birmania. Al secondo posto c’è la strage nella acciaieria ThyssenKrupp di Torino. La protesta a Rangoon è finita nel sangue, in Birmania la repressione continua e noi non dobbiamo dimenticare la gente di quel paese. Così come noi non dobbiamo dimenticare la piaga degli incidente sul lavoro. ∞
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Rogo ThyssenKrupp, sesta croce
E’ spirato all’ospedale Villa Scassi di Genova, Rosario Rodinò, 26 anni. Fin dal primo momento, Rosario era apparso tra i feriti gravi della tragedia all’acciaieria. Penso alle famiglie di quegli operai morti e non riesco ad immaginarmi un Natale con il sorriso. Da cittadino mi chiedo cosa posso fare per contribuire ad evitare in futuro simili tragedie ed aiutare quelle famiglie, quei figli, quelle mogli sole, senza più un padre, un compagno, un figlio, un marito. ∞
Thyssen, la quinta croce
C‘è una nuova croce, la quinta, che va ad aggiungersi a quelle delle vittime dell’incidendio all’acciaieria ThyssenKrupp di Torino. E’ quella di Rocco Marzo, 54 anni, morto all’ospedale Le Molinette. Nei giorni scorsi i medici avevano tentato il trapianto, asportando la cute carbonizzata con pelle nuova. Invano. Sposato e padre di due figli, a fine mese Rocco Marzo sarebbe dovuto andare in pensione. Non ce l’ha fatta. Lo scorso 6 dicembre, Marzo stava facendo giro di controllo ma non ha fatto in tempo ad azionare la radio che teneva in tasca. Le fiamme gli bruciarono l’80% del corpo.
Restano gravissime le condizioni di altri due operai, entrambi 26enni, Giuseppe Demasi, ricoverato al Cto, e Rosario Rodinò, ricoverato al Centro grandi ustionati di Genova.
Addio a Roberto, Antonio, Bruno e Angelo
Le bare di Antonio, Roberto, Angelo e Bruno hanno lasciato la Cattedrale di Torino. Erano portate a spalla dai loro compagni di lavoro. Fuori le campane suonavano a lutto, i negozi chiusi per rispetto e la gente piangeva. Che ne sarà delle loro famiglie? Ieri le azioni Thyssen sono cresciute in borsa. ∞